Suor Anna Monia Alfieri – Mercoledì 12 dicembre, nella prestigiosa Sala Nilde Iotti, alla Camera dei Deputati, si è svolto il Seminario di studio “Autonomia, parità e libertà di scelta educativa”, promosso dagli onorevoli Mariastella Gelmini e Valentina Aprea. Di rilievo i relatori, Anna Monia Alfieri, esperta di politiche scolastiche, e Marco Grumo, docente di economia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Hanno partecipato i rappresentanti delle Associazioni dei Genitori e dei Docenti delle scuole paritarie.
Anna Monia Alfieri, dopo una carrellata attraverso le disposizioni giuridiche inerenti il sistema scolastico italiano dal 1946 ai giorni nostri, e dopo aver messo in luce un’interessante sintesi sulle modalità con le quali viene garantita la libertà di scelta educativa dei genitori in Europa, ha evidenziato come il sistema nazionale di istruzione italiano sia la più grave eccezione del Vecchio Continente.
Per quale motivo il sistema scolastico italiano si rivela così obsoleto? Perché l’approccio tutto italiano sulla “legittimità” dei finanziamenti alle scuole non governative (le nostre scuole paritarie) in Europa non è affatto attuale, e neppure proponibile, essendo più opportunamente incentrato sulle modalità della copertura attraverso le sovvenzioni pubbliche e sulle regole per rendere le scuole non governative parte integrante e adeguata del sistema, in linea con il profilo costituzionale di ciascuno Stato. Ecco dunque che l’approccio italiano è inaccettabile nei paesi europei, in quanto mina alle radici l’esercizio della responsabilità educativa che spetta di diritto ai genitori, primi responsabili dell’educazione dei bambini che mettono al mondo.
I numeri contenuti nell’ormai imprescindibile testo di Alfieri-Grumo-Parola “Il diritto di apprendere” parlano chiaro e Marco Grumo ha confermato con altrettanta chiarezza. L’Italia si sta incamminando verso un regime di monopolio statale dell’educazione, tipico dei regimi totalitari, e se proseguiamo in questa direzione, negando la legittima libertà di proporre linee educative diverse – nel contesto di un sistema regolamentato dallo Stato secondo lo spirito della Costituzione – il risultato sarà un sistema educativo e scolastico di qualità infima in quanto autoreferenziale, incostituzionale e lesivo dei diritti umani. Sono dunque due le alternative politiche: o si favorirà una scuola gestita e contemporaneamente controllata dallo Stato, che aumenterà le spese proporzionalmente alla diminuzione della qualità, oppure si permetterà, come richiede la Costituzione, una libera scelta della Famiglia nell’ambito del sistema pubblico formato da scuole statali e scuole paritarie, sulla base del costo standard per alunno.Tertium non datur.
Certamente la seconda strada, dati di realtà alla mano, si profila quella vincente. I numeri illustrati, frutto di una decina d’anni di studio, non lasciano dubbi, come non lascia dubbi l’allarmante dato che a settembre 2018 non hanno più riaperto 304 scuole paritarie, con un mancato servizio pubblico per 25 mila studenti e la scomparsa di 15mila posti di lavoro.
Dal Seminario sono emerse due proposte. Anzitutto la costituzione di un gruppo di lavoro interparlamentare che celermente consenta alla politica di fare i passi necessari per rendere concreto per i genitori il diritto costituzionale di scelta educativa per i propri figli in una pluralità di offerta formativa pubblica, statale e paritaria, con le modalità che si riterranno più adatte al sistema italiano. Contemporaneamente l’avvio di sperimentazioni a livello regionale, facendo tesoro a livello metodologico delle buone pratiche già attuate in altri settori formativi da alcune regioni e lavorando per gradi, ad esempio partendo dagli studenti più bisognosi o da un determinato grado scolastico. L’alternativa è il tracollo del sistema pubblico di istruzione, statale e paritario.