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Snals - Segreteria Provinciale Milano

SINDACATO NAZIONALE AUTONOMO LAVORATORI SCUOLA

ABOLITE LE SANZIONI STABILITE DAL REGIO DECRETO – DECIDERANNO LE SCUOLE

Nella riforma sull’educazione civica approvata dalla Camera è stato inserito un emendamento che cancella le punizioni previste dal Regio Decreto 26 aprile 1928, n. 1297 – Regolamento generale sui servizi dell’istruzione elementare. Il Miur ha dichiarato: “Viene solo operato un allineamento normativo in tutti gli ordini di scuola, con il conseguente superamento di alcune norme del passato”. “L’articolo 8 del disegno di legge – relativo ai rapporti tra scuola e famiglia – non fa altro che estendere anche alla scuola primaria, infatti, il Patto educativo di corresponsabilità che già oggi disciplina, in maniera dettagliata e condivisa, i diritti e doveri degli studenti delle scuole secondarie nei confronti delle istituzioni scolastiche, comprese le relative sanzioni”.

Cosa prevedeva il Regio decreto?

Art. 412 – Verso gli alunni che manchino ai loro doveri si possono usare, secondo la gravità delle mancanze, i seguenti mezzi disciplinari:

  1. ammonizione;
  2. censura notata sul registro con comunicazione scritta ai genitori,che la debbono restituire vistata;
  3. sospensione dalla scuola, da uno a dieci giorni di lezione;
  4. esclusione dagli scrutini o dagli esami della prima sessione;
  5. espulsione dalla scuola con la perdita dell’anno scolastico.

    È vietata qualsiasi forma di punizione diversa da quelle indicate inquesto articolo.

Art. 413 – Le pene di cui ai numeri 1, 2 e 3 sono inflitte dal maestro, quelle di cui ai numeri 4 e 5 sono inflitte dal direttore didattico governativoo comunale con provvedimento motivato.
Contro le pene dell’esclusione e dell’espulsione è ammesso, entro quindici giorni, reclamo all’ispettore scolastico, contro la cui decisione non è consentito alcun ricorso.

Art. 414 – Le pene, che importano allontanamento anche temporaneo dalla scuola, non possono essere eseguite, se prima non ne sia stato dato avviso periscritto alla famiglia.

Angela Colmellere, deputato della Lega e Sindaco di Miane (Treviso): “Sono infondate o quantomeno imprecise le notizie relative ad una presunta abolizione delle sanzioni disciplinari per i bambini della scuola primaria, che sarebbe stata operata dal disegno di legge approvato alla Camera sull’insegnamento dell’educazione civica in tutte le scuole”.
Lo specifica l’onorevole trevigiana Angela Colmellere, deputata e relatrice in aula del testo, che la Camera ha approvato all’unanimità (solo 3 astenuti) e che dovrà passare ora al Senato per entrare definitivamente in vigore già dal prossimo anno scolastico, a settembre.
La Colmellere prosegue la sua disamina: “L’articolo 8 della norma, quello ‘incriminato’, non fa altro che estendere anche alla scuola primaria il patto educativo di corresponsabilità già oggi adottato nella scuola secondaria. Si allineano, dunque, tutti gli ordini scolastici, con il conseguente superamento di alcune norme del passato (cioè il Regio decreto del 1925 ancora in vigore solo alle elementari). Le sanzioni restano, ma in un quadro normativo moderno ed attualizzato”.
La Colmellere poi conclude: “Finalmente in tutte le scuole si procederà in accordo tra famiglie ed istituti, con responsabilità e modernità. Cosa che abbiamo fatto in questi mesi e ieri (giovedì 2 maggio), riportando l’educazione civica tra le materie di studio e valutazione, promuovendo il rispetto dei diritti e delle regole”.

Vittorio Lodolo D’Oria, esperto in burnout degli insegnanti: “Questa è la deriva, stiamo levando tutti gli strumenti educativi, anche le sanzioni. Ora sappiamo cosa non si deve fare con i bambini, ma non come comportarci con loro”.

Anna Angelucci, docente di Italiano e Latino al liceo Pasteur di Roma e presidente del Comitato nazionale “Per la Scuola della Repubblica”: “Educare significa, a volte, anche sanzionare. Sanzionare, ovvero punire nelle forme adeguate, un comportamento scorretto, un comportamento che trasgredisce una norma su cui scuola e famiglia hanno lavorato insieme ai bambini e agli adolescenti affinché capiscano che alcuni comportamenti non sono accettabili.
Che non sono accettabili nelle relazioni umane, prima ancora che nelle organizzazioni sociali.
Il Parlamento, in un emendamento alla nuova legge che disciplina l’insegnamento dell’educazione civica, ha abrogato gli articoli 412, 413 1 414 del Regio Decreto 1297/1928, ancora in vigore nelle scuole elementari, estendendo anche alla scuola primaria il Patto educativo di corresponsabilità già in vigore nelle scuole secondarie.
Cosa prevedevano quegli articoli? La possibilità per i maestri di comminare (in ordine di gravità) ammonizioni, note sul registro, sospensione dalle lezioni, esclusione dagli scrutini, sospensione dalla scuola con perdita dell’anno scolastico. Tutte misure cui rarissimamente si ricorreva, ma che tuttavia, soprattutto per quanto riguarda l’ammonizione e la nota sul registro, possono segnalare una responsabilità dello studente rispetto a un comportamento sbagliato. E un coinvolgimento delle famiglie rispetto alla presa in carico di questa responsabilità.
Secondo il Parlamento e secondo il MIUR, occorre rafforzare la collaborazione tra le famiglie. Su come, concretamente, questa collaborazione vada rafforzata si rimanda ai regolamenti dei singoli istituti e ad altre norme che le scuole, ciascuna nella sua autonomia, potranno assumere. Del resto, nello Statuto degli studenti e delle studentesse, introdotto da Luigi Berlinguer nel 1998 nella scuola secondaria, già da vent’anni le punizioni in quanto tali sono state abolite e le sanzioni, invece che essere stabilite dal Ministero dell’istruzione sulla base di ormai improponibili regi decreti, sono affidate alla regolamentazione d’istituto.
Tutti plaudono alla scelta parlamentare, dal Ministro al Comitato dei genitori democratici, ai responsabili dei dirigenti scolastici della Flc-Cgil, al presidente dell’ANP, Antonello Giannelli. Tutti vagheggiano un maggior coinvolgimento delle famiglie.
Bene. A questo punto il problema, se pure risolto su un piano giuridico, si apre su un piano sostanziale. Cosa faranno le singole scuole? Come si regoleranno? Certamente, essendo chiamate a redigere ciascuna un proprio regolamento anche in merito alle sanzioni disciplinari, si verificheranno inevitabili differenze.
Come già accade nella scuola secondaria, dove questa norma è stata inserita dal DPR 249/1998 poi novellato dal DPR 235/2007, ovvero nello ‘Statuto delle studentesse e degli studenti’, anche le scuole primarie si muoveranno su un piano di maggiore o minore severità nel graduare le sanzioni, ma soprattutto nel configurare la cornice dei comportamenti da considerare non accettabili. Ancora una volta, come accade da vent’anni con l’applicazione in tutti gli ambiti della ‘autonomia scolastica’, si configurano all’interno del sistema scolastico differenze significative. Non solo sul piano dell’organizzazione o dell’applicazione delle norme, ma anche sul piano dell’articolazione dell’offerta formativa e delle scelte educative.
Era opportuno introdurre questa nuova norma nella scuola, abrogando l’antica?
Lo spirito che anima lo ‘Statuto delle studentesse e degli studenti’ è fortemente collaborativo, poiché implica una riflessione condivisa sui diritti e sui doveri auspicabile negli adolescenti, ma che forse non può essere ‘patteggiata’ altrettanto significativamente con i bambini piccoli.
Non intendo dire che ai bambini piccoli vadano imposte norme comportamentali in modo autoritario e senza spiegazioni. Intendo dire che forse, nel processo educativo della prima età, alcuni punti fermi, che non variino da scuola a scuola, ci vogliono. Soprattutto oggi, in questa generale abdicazione sociale al riconoscimento e al rispetto dell’altro da sé.
E’ importante riferirsi alla letteratura scientifica internazionale nell’ambito della psicologia dello sviluppo, che insegna che ci sono dei NO che aiutano a crescere, che un bambino ha bisogno di essere contenuto all’interno di “argini psichici” che sono frutto dell’educazione familiare e scolastica, e che talvolta si consolidano anche con rimproveri e punizioni adeguate. Come si cresce, se non si sperimenta da bambini che ci sono limiti certi oltre i quali non si può andare? Che ci sono regole certe da imparare e rispettare, che sono le stesse a prescindere dalla scuola che si frequenta? Che i propri desideri, i propri istinti, i propri impulsi vanno regolati all’interno di comportamenti ben definiti, che non nuocciano a sé stessi e agli altri? E che su certi comportamenti non si può transigere, non si può variare da scuola a scuola, pena la confusione mentale del bambino, l’amplificazione del suo senso di onnipotenza, e il possibile sviluppo successivo, nell’età della preadolescenza, di atteggiamenti bullistici?
Senza freni e soprattutto nella diversità degli atteggiamenti degli adulti e delle istituzioni, più o meno chiari e condivisi, aumentano eccessivamente, da una parte, i comportamenti narcisistici e onnipotenziali, e dall’altra, paradossalmente, possono aumentare le fragilità e le debolezze delle persone in crescita. Come è buona regola nelle famiglie non avere posizioni contraddittorie rispetto all’educazione dei piccoli, allo stesso modo sarebbe stato opportuno che alcuni punti fermi, essenziali, rispetto ai comportamenti e alle regole nelle scuole primarie fossero gli stessi da Bolzano a Canicattì.
Concludo sottolineando un altro aspetto della questione. Il Parlamento e il Ministero dell’istruzione riservano il miglioramento del progetto educativo ad una maggiore intensità dei rapporti scuola-famiglia, ad una maggiore comunicazione e sinergia. Ma lo sanno che da alcuni anni è stato introdotto il registro elettronico con una legge che si chiama “dematerializzazione dei rapporti-scuola-famiglia”? Lo sanno che da quando esiste il registro elettronico, che consente ai genitori con una semplice password di controllare da casa o dall’ufficio il rendimento dei propri figli a scuola, questi rapporti si sono drammaticamente scarnificati?
Infine, l’abolizione delle sanzioni disciplinari ‘monarchiche’ avviene con un emendamento alla nuova legge che regolamenta lo studio dell’educazione civica a scuola. 33 ore obbligatorie nell’anno scolastico, con voto in pagella. All’educazione civica sembrerebbe essere demandata una parte importante della formazione scolastica, quella davvero della formazione del buon cittadino. Peccato che per questa disciplina il Parlamento non abbia previsto nessun aumento del monte ore delle lezioni. Peccato che l’educazione civica, con il suo voto in pagella, dovrà essere fatta nei ritagli di tempo e a scapito di tutte le altre discipline scolastiche, perché il monte ore globale resta invariato.
In una scuola come quella italiana, in cui tutto ormai sembra tutto ridotto ai soli aspetti formali e burocratici, in cui si pensa che l’autonomia scolastica consenta la soluzione di tutti i problemi mentre invece non fa altro che acuire, giorno dopo giorno, le differenze tra scuola e scuola, in cui si continuano a fare riforme senza investimenti, quale serio progetto educativo si può ancora pensare di perseguire? I docenti non hanno più ore per fare lezione, gli studenti sono costretti a saltabeccare qua e là tra gli argomenti più disparati, tra cui d’ora in poi anche l’educazione civica. E se non rispettano le poche regole ancora vigenti a livello sociale e di buon senso, potranno essere puniti in una scuola sì e in un’altra no, in una scuola in un modo e in una scuola in un altro. Intanto corre l’obbligo del “successo formativo”, introdotto vent’anni da Luigi Berlinguer, mentre l’unica cosa davvero importante e degna di essere perseguita da un Paese civile e cioè l’”accesso formativo”, diventa sempre più difficile per tanti studenti.”