Nessun rimpianto cantavano gli 883 e lo potremmo cantare anche noi uomini di scuola di fronte alle dimissioni del ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti, perché non è stato certamente un “gran ministro”. Voleva essere un riformatore per ridare ruolo e dignità alla funzione della scuola italiana. Ed infatti da subito ha precisato la sua “idea” (!) di scuola, “Una scuola in cui i ragazzi vadano volentieri perché imparano divertendosi”, riservandosi di mutare il nome del suo ministero da Pubblica Istruzione in Pubblica Ricreazione o Pubblica Distrazione.
Il suo primo atto da ministro è stato quello di disporre l’esposizione di uno striscione verde sul ministero di viale Trastevere per indicare agli studenti quale fosse la priorità del ministro della Pubblica Istruzione e che anche lui si considerasse un manifestante per il clima, anche lui un “gretoso”.
È poi passato a tracciare le linee programmatiche della “sua” Buona Scuola:
- discontinuità;
- legittimazione delle assenze degli alunni da scuola per gli scioperi dedicati al clima;
- tassare le merendine che gli alunni si portano a scuola per l’intervallo;
- ecotasse su bibite zuccherate e voli;
- tassa sulle bottigliette di plastica degli studenti;
- niente Crocefisso in aula, perché la scuola deve essere laica;
- appendere alle pareti delle aule scolastiche una cartina del mondo con dei richiami alla Costituzione al posto del Crocefisso;
- insegnamento della Storia in modo totalmente diverso da quello attuale;
- promozione dell’ideologia gender per cui ha stanziato un milione di euro;
- alternanza scuola-lavoro come condizione di accesso alla maturità;
- abolizione dei test Invalsi, ma no! Ripensamento e…via libera;
- un’ora d’insegnamento dedicata all’ambiente;
- studiare la matematica, la fisica e la geografia in una prospettiva legata «allo sviluppo sostenibile».
Proprio una “straordinaria rivoluzione” nella scuola italiana, paragonabile solo alla Riforma Gentile o alla Riforma Bottai. Peccato però che il dimissionario ministro non sia stato compreso, neppure dalla Conferenza episcopale italiana, che lo ha tacciato di «ignoranza culturale di fondo», neppure dal giornalista, scrittore e filosofo Marcello Veneziani, che ha scritto: “Fioramonti alla pubblica istruzione ci sta come il cavolo a merenda. Ma il cavolo a merenda è l’esatta sintesi del suo programma di ministro verde e antimerendine”.
Ma tralasciamo tutto ciò e riconosciamo a Lorenzo Fioramonti un merito straordinario, eccezionale, coraggioso: la coerenza alle proprie idee, ai propri principi e il non attaccamento alla poltrona. Aveva dichiarato: “Se non avrò tre miliardi per il mio ministero, mi dimetterò”. I tre miliardi non ci sono stati e Lorenzo Fioramonti coerentemente si è dimesso, forse ricordando le parole dello scrittore e drammaturgo romano Publilio Siro: “Dove regna l’onore la parola data sarà sempre sacra!”
Il passato è passato ed ora? Vi sarà un novello Francesco De Sanctis o un novello Benedetto Croce? NO! Sulla poltrona che fu di Franca Falcucci o di Tullio De Mauro siederà l’ennesimo funzionario di partito in quota 5 stelle: la sottosegretaria al Miur Lucia Azzolina, una scelta giudicata da alcuni come “inopportuna politicamente”.
Perché? Perché, ignorando le ragioni di opportunità ed i relativi conflitti di interessi, lo scorso giugno da deputata membro della commissione istruzione ha partecipato al Concorso per dirigenti scolastici, per non parlare dell’emendamento sui dirigenti scolastici fatto presentare dalla deputata grillina Virginia Villani per cercare di non perdere la faccia .
Nonostante abbia ottenuto zero punti su sei in informatica e cinque su dodici in inglese è stata dichiarata idonea (non vincitrice) del concorso essendosi classificata 2539esima, pur con un ricorso al TAR della collega Gelsomina Vono.
Ma del resto per fare il ministro non è necessario conoscere l’informatica e l’inglese, tanto che qualcuno ha pure affermato: “I ministri hanno un ruolo politico non tecnico. Potrebbe essere anche analfabeta ma avere delle idee sensate”. Giusto, tanto è vero che è stata ministro della Pubblica Istruzione anche Valeria Fedeli, priva di titoli di studio e non proprio esperta in congiuntivi e grammatica. Perciò nel segno della “continuità” va bene anche Lucia Azzolina, perché l’inglese e l’informatica non devono essere conosciuti dai ministri, ma soltanto dai giovani per trovare un lavoro!
Massimo Arcangeli, presidente della Commissione per l’accesso al ruolo di dirigente scolastico su Repubblica ha dichiarato:
- “…alla fine Lucia Azzolina, malgrado io stesso le abbia fatto una domanda sull’interculturalismo caduta nel vuoto, se l’è cavata: almeno la normativa la conosceva …”.
- “Mi chiedo come si possa pensare di affidare la guida di un ministero della Pubblica Istruzione a chi, durante quell’orale, non ha risposto a nessuna delle domande d’informatica, al punto da strameritarsi uno zero. Ho un nitido ricordo di quella prova, come pure di quella volta ad accertare la conoscenza della lingua inglese. Il voto ottenuto dalla candidata Azzolina fu allora il più basso fra quelli maturati dal quintetto della mattinata: 5 su 12. Ecco, scusate se è poco”.
Al peggio non c’è limite e così a guidare l’ingresso del sistema scuola in un mondo che è già digitalizzato in ogni aspetto della vita abbiamo una persona che al concorso per dirigenti “non ha risposto a nessuna delle domande d’informatica, al punto da strameritarsi uno zero”: proprio la persona giusta al posto giusto, perché Lucia Azzolina con le proprie competenze informatiche saprà dare impulso al Piano Nazionale Scuola digitale promossa dal Miur, saprà come sfruttare al meglio le tecnologie emergenti, come favorire l’utilizzo consapevole di dispositivi tecnologici con possibilità di ampliamento degli ambienti di apprendimento.
È però favorevole appassionatamente allo Ius Culturae e questo basta, ha la cultura giusta per fare il ministro in Italia!
Di fronte ad un ministro con tali caratteristiche mi viene spontaneo pensare ai numerosi dirigenti scolastici altamente qualificati, competenti e appassionati di Milano e…mi cascano le braccia. Mi sovviene anche la celebre invettiva di Dante Alighieri presente nel VI canto del Purgatorio della Divina Commedia:
“Ahi serva Italia, di dolore ostello,
nave sanza nocchiere in gran tempesta,
non donna di provincie, ma bordello!“
Che nausea… Povera scuola… La distruggono per mero scopo ideologico!
Comunque è la stessa Azzolina a spiegare, tramite la propria pagina Facebook, quale sarà il suo modus operandi ora che è stata nominata Ministro della Scuola. “A testa bassa, con umiltà, attraverso l’ascolto, il confronto e continuando ad andare nelle scuole, come ho fatto in questi mesi da Sottosegretaria”.
Comunque lo Snals Confsal rivolge al nuovo Ministro dell’Istruzione, On.le Lucia Azzolina, i più cordiali e sinceri auguri per l’importante incarico ricevuto e per la funzione che è chiamato a svolgere, essenziale per la crescita personale degli studenti e per lo sviluppo del Paese Italia.
Desidero però rammentarle l’ultima dichiarazione del suo predecessore, una delle poche sagge: “Se l’Italia non tornerà a investire su istruzione e cultura la qualità della popolazione che abita questa striscia di terra continuerà ad abbassarsi”.
Buona fortuna, Scuola!
Milano 31 dicembre 2019
Giuseppe Antinolfi
Segretario Provinciale
SNALS CONFSAL di Milano