da LA TECNICA DELLA SCUOLA – “La quarantena ha messo in stand by uno dei principi costituzionalmente garantiti. Perché i nostri figli non stanno studiando tutti allo stesso modo: ci sono ragazzi che fanno la foto e mandano su whatsapp i compiti agli insegnanti”: sono le parole di Davide Faraone, presidente dei senatori di Italia Viva, intervenuto in aula al Senato a seguito dell’informativa del ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina.
Faraone (IdV): famiglie indebitate per comprare giga e pc
L’ex sottosegretario, tra i più fervidi “renziani”, ha ricordato che “uno dei compiti essenziali della scuola è quello di accorciare le distanze sociali e distribuire uguali opportunità a tutti”. Mentre la didattica a distanza sta accentuando le disuguaglianze.
A questo punto, ha continuato Faraone, “occorre dotare subito tutti degli strumenti per studiare: fate presto, spendete i soldi stanziati e se non bastano, e non basteranno, troviamone subito altri. Lo Stato non può far indebitare famiglie per comprare giga e pc. Tanto più che questa emergenza purtroppo durerà fino a non essere più un’emergenza”.
Faraone ha lanciato una proposta: “sfruttiamo la tv pubblica per coprire 5 ore al giorno 5 giorni a settimana la fascia 6-16 anni, capiamo come valutare gli studenti e come svolgere gli esami di fine anno. Pensiamo anche di adottare gli stessi libri di quest’anno. Desidero ringraziare gli insegnanti che stanno dando normalità, scandendo giornate eccezionali ed anche i nostri ragazzi che hanno imparato la lezione più importante: la vita può cambiare in un attimo”, ha concluso Faraone.
Verducci (Pd): no a ragazzi di serie A e B
Anche altri interventi di senatori della maggioranza, non hanno risparmiato osservazioni alla ministra dell’Istruzione.
“Bisogna che la didattica a distanza diventi oggi, in questa tragedia, una opportunità e non un problema – ha detto Francesco Verducci, senatore dem e vice presidente della commissione Cultura -, perché un rischio c’è: noi dobbiamo pensare a qui bambini e ragazzi che non hanno la possibilità di avere connessioni, rete e tecnologia. Perché c’è il rischio che ci siano poi ragazzi di serie A e di serie B. È per questo che nel decreto prevediamo risorse per portare la rete la dove non c’è. Questo deve essere il nostro rovello. Perché nessuno deve vedere interrotto il proprio percorso formativo, anche in questa tragedia che stiamo vivendo”, ha concluso Verducci.
Moles (Fi): famiglie con banda larga, altre no
Secondo il vicepresidente dei senatori di Forza Italia, Giuseppe Moles, “il dato certo è che le scuole sono chiuse e che l’attività didattica prosegue a distanza ma non sempre in modo congruo e omogeneo. Ci sono differenze tra istituti che sono riusciti a organizzarsi e istituti che non ne hanno mezzi e possibilità per farlo”.
“Ci sono poi famiglie che possiedono la banda larga e molte che non se la possono permettere o che, ad esempio, hanno un solo pc e più figli che dovrebbero utilizzarlo. Non vorremmo che si debba arrivare a scegliere in una famiglia quale figlio possa continuare a seguire le lezioni scolastiche e chi no”.
Pittoni (Lega): la scuola è finita
Molto duro sull’operato del ministro è stato il leghista Mario Pittoni, presidente della VII Commissione. Anche se non si è soffermato sull’acuirsi del digital divide. “Il mondo della scuola – ha detto Pittoni – vuole chiarezza. Due proposte per quest’anno: esami a distanza oppure il modello Olanda, che ha già disposto lo stop agli esami e la valutazione finale in base ai crediti conseguiti durante l’anno”.
“Un piano di stabilizzazioni del corpo docente – ha proseguito – che tenga conto dell’esperienza maturata e dei titoli di studio” e “un piano per il sostegno scolastico, che preveda l’immissione in ruolo di chi è già abilitato, con tre anni di servizio alle spalle, e l’attivazione di uno specifico percorso universitario”.
“Va inoltre ritirata l’ordinanza ministeriale sulla mobilità, che obbliga molti operatori a spostamenti in tempi di blocchi, ripensandola dopo un confronto sindacale”.
Ronzulli (Fi): monitoraggio scuole irreale
Per la vicepresidente dei senatori di Forza Italia, Licia Ronzulli, “non si può accettare che ci siano studenti di serie A che hanno la possibilità, anche economica, di avere strumenti adeguati per seguire le lezioni on line, e studenti di serie B che invece non hanno mezzi adeguati”.
“Non comprendiamo come il ministro dell’Istruzione abbia potuto oggi affermare che il 94 per cento degli studenti stia proseguendo a seguire le lezioni da casa attraverso i pc. E’ un monitoraggio con tutta evidenza non rispondente alla realtà”, ha sottolineato la forzista.
Versace(Fi): alunni fragili dimenticati
Giusy Versace, capo del dipartimento nazionale pari opportunità e disabilità di Fi, ha invece tenuto a dire che la ministro durante l’informativa ha speso “poche parole sul sostegno alla didattica per i ragazzi con disabilità e nessuna per le educatrici, per il personale ATA e per gli insegnanti precari. Ci aspettavamo qualcosa di più rispetto alle percentuali di risposta pervenute al ministero sull’attività delle scuole”.
“Sono migliaia, le famiglie con ragazzi disabili che si sforzano di non rimanere indietro e le educatrici sono figure essenziali al buon funzionamento delle attività scolastiche. È inaccettabile che un ministro non riferisca su tali aspetti e ancora peggio che non agisca in tal senso in modo incisivo. Quello che serve oggi sono chiarezza sui metodi per garantire la didattica agli alunni più fragili e certezza sul futuro di chi nella scuola ci lavora garantendo prestazioni essenziali”.
Maiorino (M5S): digital divide esiste e noi lo cambattiamo
Anche Alessandra Maiorino, vicepresidente del gruppo Movimento 5 Stelle, ha ammesso che “la ministra Azzolina è consapevole del digital divide che ancora impedisce ad alcune aree geografiche o istituiti scolastici o singole famiglie di avvalersi a pieno degli strumenti di didattica a distanza”, però sottolineando che “questa esperienza sarà la molla per superare questo gap”.
“Le misure prese dal governo – ha concluso Maiorino – vanno esattamente in questa direzione. Sono certa che la scuola italiana uscirà da questa esperienza, ora certamente piuttosto traumatica, arricchita e più efficace di prima”.