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Basta la mascherina. Ira dei presidi, una comica

Dietrofront sul distanziamento a scuola: se le aule in più non ci sono, potrà bastare una semplice mascherina chirurgica. La parte difficile, però, sarà farla indossare agli alunni per l’intera giornata. Una responsabilità che cade ancora una volta sui docenti e sui dirigenti scolastici: anche perché senza distanziamento né mascherina i contagi aumenteranno. L’esperienza estiva tra i giovani ne è la prova.

Il passo indietro sull’obbligo del distanziamento tra i banchi è un rimedio alle difficoltà di queste ultime settimane che hanno investito le scuole nella ricerca di nuovi spazi: per far partire l’anno scolastico, si va in deroga al distanziamento. Ma così presidi, insegnanti e famiglie vanno in tilt: nelle ultime settimane, infatti, tutto girava intorno a quel metro di distanza da garantire tra gli studenti. Settimane di lavoro a misurare aule, corridoi e palestre, a spostare banchi e armadietti, a svuotare le aule anche di più piccoli portando via tutto ciò che potesse limitare lo spazio e, quindi, il distanziamento.

E ora? Sembra proprio che se ne possa fare a meno, in attesa che le scuole siano pronte con i banchi e gli spazi necessari. In sostanza il Comitato tecnico scientifico ha specificato che il distanziamento fisico «resta di primaria importanza nella prevenzione» ma che «al solo scopo di garantire l’avvio dell’anno scolastico in eventuali situazioni in cui non sia possibile garantire nello svolgimento delle attività scolastiche il distanziamento fisico prescritto, sarà necessario assicurare la disponibilità e l’uso della mascherina, preferibilmente di tipo chirurgico».

CORREZIONI

Ma queste situazioni, sottolinea il Cts, vanno limitate all’avvio delle lezioni e quindi devono essere corrette il prima possibile. Ma intanto si parte. Il problema, evidentemente, sono proprio le aule aggiuntive che a meno di un mese dalla riapertura delle scuole ancora non si trovano: la chiamata a raccolta tra gli enti locali per trovare nuovi ambienti nei teatri, nelle biblioteche, nei musei e nei parchi non ha avuto la risposta sperata. «La mascherina – ha commentato ieri la ministra all’istruzione, Lucia Azzolina – è fondamentale laddove il distanziamento non c’è. Ma noi stiamo lavorando al distanziamento e continueremo a farlo».

La ricerca va avanti ma intanto il distanziamento anti-Covid, protagonista indiscusso degli ultimi mesi, viene messo temporaneamente da parte. Prima doveva essere di due metri, poi si è deciso che ne bastava uno solo. Proprio da questo punto fermo è scattata la caccia alle nuove aule e ai nuovi banchi, che ha portato a un bando da 2,4 milioni di arredi, per garantire la sicurezza durante le lezioni in presenza. Poi si è passati dal distanziamento dinamico a quello statico, con notevole riduzione di metri necessari, e infine sono state inserite anche le rime buccali, con cui dover fare i conti scoprendone prima il significato. Del distanziamento in classe, insomma, è stato detto proprio di tutto. Fino a quando improvvisamente, con una precisazione del Comitato tecnico scientifico, è stato di fatto accantonato.

La mascherina sul viso sarà sufficiente, ma sarà anche un’impresa farla tenere a tutti i ragazzi per 4, 5 ore se non 8 nel caso del tempo pieno. Un incubo per chi dovrà far rispettare la regola. Anche perché, senza le precauzioni basilari, i contagi riprenderanno vigore proprio come sta accadendo tra i giovani negli assembramenti estivi. E allora tutto il lavoro svolto fino ad oggi dai dirigenti scolastici che, con il metro in mano, misuravano le aule della scuola e cercavano spazi aggiuntivi?

SHAKESPEARE

«E’ stato tutto inutile, superfluo. Molti dirigenti si sentono presi in giro, la vivono come una mancanza di rispetto. A questo punto invito tutti i colleghi ad andare in ferie finalmente, le hanno meritate dopo il lavoro frenetico di un’estate che sembrava tragica e invece era solo comica. Pensavamo si trattasse di un’opera seria invece è una commedia, mi viene in mente Tanto rumore per nulla di William Shakespeare. Sarebbe stato opportuno avvisare i dirigenti in tempo. Anche perché le famiglie si rivolgono a loro per varie informazioni, vogliono sapere come si tornerà a scuola e dove si farà lezione. Che cosa dobbiamo dirgli? Il nostro obiettivo, perseguito con estremo impegno come sempre, è portare tutti in classe in presenza il 14 settembre ma serve organizzazione e pianificazione con risorse logistiche, come gli spazi, strumentali come i banchi e umane con docenti e personale Ata in più. Entro la prossima settimana vogliamo conoscere il calendario di consegna dei nuovi banchi: è essenziale».

Il Messaggero 15 agosto 2020 – Lorena Loiacono