Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, visita a sorpresa un Istituto comprensivo nella periferia romana. Conte sa di giocarsi molto, in termini politici e di immagine, con questa riapertura. Eppure proprio dalla scuola frequentata dal figlio arriva più di un dispiacere. “Il 14 è venuto qua il presidente del Consiglio perché hanno iniziato le terze medie, ha annunciato la ripresa della scuola ma è stata una passerella perché di fatto la scuola non è ripresa. Ad oggi non viene garantito il diritto allo studio dei ragazzi, mia figlia andrà a scuola una volta a settimana per quattro ore”.
E’ lo sfogo di un genitore il cui figlio va a scuola nello stesso istituto dove va il figlio del Presidente del Consiglio. Nasce così una contestazione spontanea. Mancano banchi monoposto, aule e insegnanti, problemi per ovviare i quali l’istituto ha deciso di stilare un calendario di entrate per le classi, senza prevedere nemmeno lezioni a distanza. Una situazione, già denunciata dalla preside prima della riapertura, quando aveva evidenziato le carenze. Ma la scuola del figlio del premier, probabilmente, non poteva non riaprire.
Chi si attendeva una risposta puntuale del premier è rimasto però un po’ deluso. Conte sulle proteste alla scuola degli figlio risponde: “In tutti gli anni scolastici ci sono stati problemi. La verità è che questa emergenza ci sfida a fare molto di più”.
Quella dell’istituto di Prati è però solo l’ultima di una serie di carenze già evidenziate dai sindacati e che descrive una situazione a dir poco complicata nel Lazio, dove solo una scuola su tre ha riaperto. Sono 22.500 i professori assunti stabilmente a fronte di quasi 85mila unità, ovvero il 26,5 % (l’anno scorso era il 39,6%). Meno di 2mila gli insegnanti di sostegno su oltre 21mila posti, mentre per quanto riguarda i banchi, sono 400.000 quelli monoposto oggi disponibili, a fronte di un fabbisogno di 2.400.000 unità. Ma non solo: sono meno di 500 le assunzioni per «chiamata veloce» su 2.500 domande, «complice del flop il dl 126/2019, affermano i sindacati, che ha istituto il blocco quinquennale per tutti i docenti neoassunti dall’anno scolastico 2020/21.
da OggiScuola 18 settembre 2020