Un muro che chiudeva lo sguardo. Perché non andare oltre? In una paritaria di Bologna l’esperienza di un murales diventa segno e simbolo della libertà di educazione
A Bologna c’è un grande murales intitolato “Io amo la vita”, dipinto su un ampio muro all’interno del giardino scolastico della Scuola paritaria “Il Pellicano”. Alla realizzazione di quest’opera così inconsueta e originale, hanno collaborato tutti i bambini che hanno partecipato al Centro estivo della scuola primaria, oltre ad alcune classi che nello scorso anno scolastico si sono occupate della realizzazione del bozzetto grafico.
In un periodo di grandi difficoltà e “chiusure”, come quello che stiamo attraversando a causa dell’emergenza per l’epidemia di Covid-19, i bambini della scuola il Pellicano hanno voluto e saputo comunicare un messaggio di positività, colorando un muro grigio che chiude il giardino con immagini e colori che aprono l’orizzonte. Abbiamo chiesto all’ing. Augusto Bianchini, neopresidente della omonima cooperativa, di raccontarci come è andata questa avventura.
Può raccontarci come e perché è nata questa iniziativa, tra l’altro in un periodo così particolare come quello che stiamo vivendo a causa della emergenza sanitaria dovuta al Covid?
L’inaugurazione del murales e dell’aula all’aperto è nata dalla gratitudine: questi due “oggetti” hanno accompagnato la nostra uscita dal lockdown, in giugno, attraverso l’esperienza dei centri estivi. Desideravamo stare di nuovo con i bambini e che essi potessero “respirare”, insieme e in una convivenza lieta, facendo delle cose belle, ad esempio il murales. Con le dovute cautele, abbiamo potuto inaugurare entrambi ed è stato un momento di festa “composta”, ma ugualmente festa.
Perché, fra le tante possibilità espressive e artistiche, proprio un murales?
Fino a pochi anni fa lì c’era un vecchio muro sbrecciato, poi hanno costruito la Lidl e un muro nuovo. Quel muro grigio costruito insieme alla Lidl ci faceva sentire protetti ma anche un po’ “chiusi”: a scuola facciamo di tutto per allargare l’orizzonte dei bambini e il muro invece ce lo chiudeva. Avevamo sete di aria e di bellezza e per questo alla fine dell’a.s. 2018-19 abbiamo interpellato un’esperta, Francesca, che da anni ci aiuta a scoprire la bellezza, facendo con le nostre classi percorsi di arte. Volevamo un muro che non chiudesse il nostro sguardo e intorno a noi, in città, c’erano dei muri dipinti: la sfida è stata di farlo bello!
Qual è il contenuto educativo di questa iniziativa?
Molti nostri alunni hanno iniziato con Francesca ad usare il disegno come canale di comunicazione, in una modalità libera dalla paura dell’errore. Questa modalità richiama l’attenzione dei bambini non tanto al risultato finale quanto alla scoperta del disegno, alla possibilità di fare emergere le idee, di studiarle; contiene la possibilità di cambiare idea, così come l’eventualità di cogliere un’idea imprevista che emerge da errori o dall’unione di più disegni. Con questa prospettiva abbiamo chiesto a Francesca se se la sentiva di affrontare un’impresa così grande.
È una opera molto estesa: cosa vuole rappresentare?
Francesca, dopo aver insegnato ai bambini a fermare lo sguardo e fare degli “schizzi” di ciò che li colpiva, ha chiesto ai bambini di raccogliere le cose belle che avrebbero visto durante l’estate e di portarle i disegni. Il murales voleva rappresentare la bellezza della realtà, anche ingigantendo dei particolari che nella realtà non sono esattamente così, ma che hanno colpito lo sguardo dei bambini e la loro immaginazione. E così, una bimba ha disegnato sé e gli amici mentre giocano a nascondino, un altro la Lanterna di Genova o un tramonto (visti in vacanza), un’altra “l’albero dei gatti”, una specie di condominio di gatti che l’aveva colpita….
Alcune aziende hanno sostenuto economicamente la realizzazione di quest’opera. Cosa le ha spinte?
Per la Renner, industria di vernici, si è trattato proprio della volontà di sostenere un’impresa (60 metri lineari per 2.80 di altezza) che avrebbe avuto bisogno delle loro vernici migliori per essere realizzata: la Renner infatti ce le ha regalate, sostenendoci con consigli sulla tipologia, il fondo da dare e facendo per noi proprio le tinte che abbiamo chiesto loro. L’Agricola Orve è arrivata a noi perché tra i volontari che hanno supportato Francesca c’era il fratello dei proprietari, che si è coinvolto in maniera così decisa nel progetto da “trascinare” la sponsorizzazione dell’azienda stessa.
Quali risultati ha avuto la presentazione pubblica dell’opera svolta il 31 ottobre e cosa significa per il rapporto con il territorio?
Papa Francesco a settembre 2019 ci ha sollecitati con un proverbio africano che dice che “per educare un bambino serve un intero villaggio”. Abbiamo accolto queste parole come una mission per la nostra scuola. Proprio in aprile scorso, in pieno lockdown, ci siamo rivolti alle nostre famiglie, ai nostri collaboratori, ai nostri soci, alle aziende amiche e ai nostri fornitori chiedendo di costruire una nuova alleanza per educare: la scuola aveva di nuovo bisogno di tutti. Ecco, il murales e l’aula all’aperto sono stati il primo frutto di questa proposta di Papa Francesco.
Una domanda più personale, dato che lei è il nuovo presidente della cooperativa: che cosa l’ha spinto ad assumersi questa responsabilità in un momento – tra l’altro – così complicato per le scuole paritarie e cosa vuol dire, oggi, essere alla guida di un Cda che gestisce una scuola non statale?
La nostra cooperativa ha attuato un passaggio generazionale proprio a gennaio 2020, con l’uscita dal Cda dei fondatori e di alcuni membri storici, lanciando la sfida di questa nuova alleanza, che partisse proprio dal Cda, come cuore pulsante della scuola. Nessuno si poteva immaginare quanto poi è accaduto un mese dopo: la prima cosa che abbiamo dovuto decidere è stata di chiudere la scuola (prima volta in oltre 30 anni di storia) e di trovare soluzioni del tutto inesplorate per tenere in piedi una cooperativa con circa 450 bambini e 90 collaboratori.
Com’è la situazione ad oggi?
Col senno del poi, attraverso una fatica immane e una grandissima dedizione da parte di tutti, questa circostanza è stata la forma con cui si è ricostituito quel cuore della scuola di cui accennavo poco fa. Per me oggi essere alla guida del Cda è l’occasione privilegiata di scoprire, entrando nel merito delle questioni, che la realtà la fa un Altro: non potrei spiegarmi diversamente tanta bellezza. Venga a vedere il murales e capirà a cosa mi riferisco.
(Marco Lepore)
Il Sussidiario – 5 dicembre 2020