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In attesa dell’Ordinanza sugli Esami di stato: le prospettive

Luisa Ribolzi – Esame di maturità, 4 idee (fattibili) per salvarlo

 

 

Claudio Tucci – Maturità semplificata, ma senza ammissione generalizzata

Luisa Ribolzi – Esame di maturità, 4 idee (fattibili) per salvarlo

Il Miur sta lavorando a definire struttura e modalità di svolgimento dell’esame di maturità. Ma non c’è traccia di un riassetto serio e complessivo Ecco una proposta

In questo clima di grandi incertezze (Accetteremo o no il Mes? Che cosa farà Biden in Medio Oriente?), finalmente un punto saldo: il Miur sta lavorando a definire la struttura e le modalità di svolgimento dell’esame di maturità, il cui inizio è previsto per il 16 giugno. Anzi, riportano le cronache, intende “dargli un volto”. La riforma dell’esame di Stato è un long seller ministeriale, e grazie alla pandemia la ministra Azzolina potrà contarne ben due nel suo palmarès.

Prima di passare alle critiche, operazione nota come “sparare sulla Croce Rossa”, completiamo il quadro delle (in)decisioni ministeriali. Occorre fare presto, asserisce la ministra, per “dare certezze” alle scuole e agli studenti, scuole e studenti che ambirebbero ad avere anche altre certezze, per esempio se e quando si torna a scuola, e con quali modalità. Ma su questo le commissioni competenti di Camera e Senato sono abbottonatissime, lasciando spazio ai rumors o indiscrezioni che dir si voglia. La maturità 2021 sarà light, probabilmente col filtro, nel senso che non tutti saranno ammessi: si può supporre che le ammissioni verranno sorteggiate, oppure assegnate in base ai tempi ottenuti nei cento metri su banchi a rotelle. Dopodiché, l’esame dovrà essere “completo, serio, capace di offrire un quadro adeguato delle competenze degli studenti” ha chiarito la ministra: e questa sì che è un’innovazione, perché di questo tipo di esame si erano perse le tracce da parecchi anni.

I nostri valorosi parlamentari hanno espresso la necessità di “tenere conto del quadro che le scuole stanno vivendo, anche alla luce delle diverse ordinanze regionali, senza però sminuire il valore e l’importanza dell’esame”. Il ministero sta ascoltando, in questi giorni, le voci e le proposte di studenti, famiglie, associazioni dei docenti e sindacati, voci e proposte sinceramente poco significative, ma per fortuna il ministero non ha mai tenuto conto del parere degli organismi consultivi, e non si vede perché dovrebbe cominciare adesso.

Quali sono le ipotesi più accreditate? La prima è che si ripeta l’esame dello scorso anno, con il maxi-orale davanti ai docenti interni e un presidente esterno: il Pd (Partito della Didattica) propende invece, per una maturità “più pesante”, con un solo scritto anziché due, e una prova orale. Le prove Invalsi? Non si fanno, si fanno ma non se ne tiene conto, si fanno e se ne tiene conto. L’alternanza scuola lavoro? Non pervenuta. Le associazioni degli studenti, che attualmente occupano le scuole metà perché vogliono andare a scuola e metà perché non ci vogliono andare, prefigurando quel che accadrà quando saranno eletti in Parlamento, sono favorevoli al maxi-orale e alla tesina. I sindacati sono favorevoli a non cambiare niente (chi lo avrebbe mai detto).

Meritano un plauso anche le dichiarazioni dei cosiddetti responsabili istruzione dei vari partiti: tutti, non uno escluso, esprimono riserve e perplessità, il che induce a chiedersi chi ha formulato le proposte sotto accusa. La dichiarazione più stupefacente, di cui seguo la norma per cui si dice il peccato ma non il peccatore, è quella che afferma che, avendo la preparazione sofferto di gravi ritardi, almeno l’esame “dovrebbe mantenere i canoni di serietà, per non minare i fondamenti di merito su cui si regge la scuola”. Ma mi faccia il piacere!, direbbe Totò.

Fermiamoci qui, o prenderò in seria considerazione l’idea di chiedere la cittadinanza dell’Oman. Ora che mi sono sfogata, provo a formulare qualche idea più costruttiva:

1) l’esame di maturità è sostanzialmente inutile, perché anche in tempi normali ha percentuali di bocciature inferiori all’1%. Tuttavia non lo si può abolire, perché ha valore legale. Potrebbe però servire se desse informazioni sulle competenze dei ragazzi a chi li accoglie: la formazione superiore o il mercato del lavoro, cosa che da anni non riesce a fare. La maggior parte dei corsi di laurea, infatti, fa dei test per accertare il livello di conoscenza delle materie principali, e organizzare corsi di allineamento: la valutazione avviene quindi in entrata, come è ragionevole, e non in uscita. Alle imprese servirebbe sapere che cosa sanno fare i diplomati: a questo scopo sarebbe particolarmente utile il curricolo dello studente che dovrebbe entrare in vigore quest’anno, ma almeno nella formulazione attuale non contiene nessuna indicazione sull’effettivo percorso scolastico dei ragazzi o sul rapporto ore in presenza / ore a distanza;

2) di fatto, la situazione non è affatto uniforme: tutti hanno perso, e perderanno entro la fine dell’anno scolastico, un numero di settimane rilevante ma variabile (e tra l’altro non si capisce perché la maturità debba partire il 15 giugno, quando è probabile che con la buona stagione la morsa del virus si allenti, consentendo un sia pur parziale recupero). Poiché è unanimemente riconosciuto che la qualità della Dad è stata diversa non solo nelle varie zone del paese, ma anche nelle varie scuole e addirittura tra classi diverse della stessa scuola, in relazione alla capacità degli insegnanti, si potrebbe accompagnare il curricolo dello studente con un “curricolo di classe” che ne contestualizzasse la situazione. Inoltre, il lockdown ha reso problematico lo svolgimento delle “altre esperienze”, dai viaggi all’estero per le lingue alle attività di volontariato alla partecipazione a sport o altre attività;

3) mi sembra fondamentale, anche in queste circostanze, valutare alcune competenze chiave, indispensabili per il lavoro o per il proseguimento degli studi, come il corretto uso della lingua italiana, che va accertata da una prova scritta in cui l’argomento è tutto sommato secondario (non si tratta di accertare se si conosce la storia o la letteratura, ma se si riesce a scrivere un testo sensato e senza errori). Fondamentale è anche la capacità di esprimersi e di collegare logicamente i fatti, di risolvere i problemi, di argomentare. Anche questo richiede una prova in presenza che potrebbe essere su aree tematiche vaste. L’esame dovrebbe quindi essere finalizzato ad accertare sia le competenze essenziali possedute, sia le eventuali lacune;

4) in questo passaggio dalle conoscenze alle competenze, ritengo che permanga la necessità di accertare il possesso delle conoscenze fondamentali fissate dal profilo atteso in uscita per ciascun indirizzo e anche per ciascuna scuola. Si potrebbe incaricare Invalsi di mettere a punto le prove su poche competenze essenziali, anche se il tempo disponibile è poco: le singole scuole potranno integrarle con prove specifiche che tengono conto di quello che è stato fatto.

Sintetizzando, si potrebbero prevedere: un curricolo dello studente modificato per tenere conto della situazione, e integrato da un “curricolo della scuola e della classe”; una prova di competenza linguistica e logica, scritta e orale, in presenza; una serie di prove per accertare il possesso di conoscenze chiave collegate al profilo in uscita, e infine un ripensamento dei criteri di valutazione, in cui forse non è plausibile un “voto” e si dovrebbe piuttosto pensare a fasce di livello.

Se fornisse lo spunto a un riassetto complessivo e duraturo, e non solo a misure raffazzonate e soggette a continui cambiamenti, il Covid-19 avrebbe avuto almeno un risultato positivo: ma temo che non se ne farà nulla.

 

 

Claudio Tucci – Maturità semplificata, ma senza ammissione generalizzata

Le proteste, anche ieri, di studenti e genitori contro “una scuola a singhiozzo” e l’ampio ricorso alla didattica a distanza legato all’emergenza sanitaria (in Campania, come anticipato da questo giornale, gli alunni delle superiori hanno già svolto “da remoto” più di tre mesi di lezioni su quattro) non hanno frenato il ritorno tra i banchi, ieri, di oltre 600mila studenti delle superiori; nel Lazio, in Piemonte, ma anche in Emilia Romagna tutto è filato via liscio, e la ripartenza, fanno sapere dal ministero dell’Istruzione, è stata «serena».
Intanto, e nonostante la crisi politica, la ministra Lucia Azzolina lavora a due dossier urgenti: gli esami di Stato del primo e secondo grado e il piano di recupero degli apprendimenti, su cui è in corso il confronto con i tecnici e i partiti di maggioranza. A fine gennaio sono infatti attese le prime indicazioni ufficiali sulla maturità, che coinvolge mezzo milione di studenti.
Quasi certamente anche quest’anno si andrà incontro a una prova che terrà conto, come ha già anticipato la ministra dell’Istruzione, del quadro complessivo e dell’andamento dell’anno scolastico. L’esame potrebbe essere, perciò, “semplificato”. Non ci sarà, tuttavia, un’ammissione generalizzata, come un anno fa: sarà condizionata al buon andamento del percorso scolastico.

Una decisione ufficiale ancora non è stata presa. Per ora si parla di due ipotesi su cui ci sarà un confronto anche con gli studenti. La prima ricalca la maturità 2020: una sola prova orale, in presenza, davanti a una commissione di docenti interni, con il presidente esterno. Un “format” già sperimentato e che ha avuto riscontri positivi un anno fa sia fra studenti che docenti. Come lo scorso anno, alternanza scuola-lavoro e prove Invalsi non dovrebbero essere requisito di ammissione agli esami (per quanto riguarda le prove standardizzate in italiano, matematica e inglese sono state svolte nel 2020 da 50mila studenti di quinta superiore per poi essere sospese per tutti gli altri a causa del coronavirus). Sulla scuola-lavoro pesa anche la difficoltà di molti istituti a organizzare percorsi “on the job” nelle realtà produttive e senza penalizzare le ore di lezione (molte scuole hanno infatti fatto slittare le ore di alternanza in primavera, sperando, in una situazione sanitaria migliore).La seconda opzione sul tavolo di Lucia Azzolina, su cui spinge una fetta dell’attuale maggioranza, Pd in testa, è invece una maturità, composta da una prova scritta (anziché le canoniche due) più il colloquio orale.

Sull’Invalsi, la partita è più delicata e strettamente legata alla necessità di valutare gli apprendimenti dei ragazzi. Un possibile compromesso, spiegano fonti di governo, potrebbe essere quello di non rendere l’Invalsi obbligatorio ai fini della maturità, ma di far svolgere comunque le prove in vista dei recuperi degli apprendimenti.L’idea non dispiace ai vertici Invalsi: «La scelta, se sarà formalizzata, consente, in questo anno specifico, di fornire dati utili alle attività di recupero e nella lotta alla dispersione», hanno commentato la presidente dell’istituto, Anna Maria Ajello e il responsabile Area prove nazionali, Roberto Ricci. A consentire al ministero dell’Istruzione di “modificare” anche quest’anno gli esami di Stato è una norma, entrata in extremis nella manovra 2021, che consente, appunto, al dicastero di Viale Trastevere di adottare ordinanza con misure ad hoc su valutazione apprendimenti ed esami.

Per quanto riguarda invece il piano di recupero dei gap formativi si guarda al prossimo decreto Ristori (si veda anticipazione su Sole24Ore del 13 gennaio). Qui il ministero dell’Istruzione si aspetta almeno 250 milioni di euro. Per fare sostanzialmente tre cose: prevedere corsi di recupero per gli apprendimenti persi a causa di troppa Dad; istituire la corsia preferenziale per i tamponi agli studenti e ai docenti citata dall’intesa pre-natalizia con i governatori; incrementare il supporto psicologico ai ragazzi provati dall’emergenza-Covid. Fondi che si sommerebbero ai primissimi 5 milioni inseriti nel precedente decreto Ristori, convertito in legge prima di Natale. Risorse che, spiegano dall’Istruzione, coinvolgeranno 1.500 istituti che potranno così avviare tre moduli da 25 ore con cui rafforzare le competenze traballanti in italiano, matematica e inglese.

da Il Sole 24 Ore – 19 gennaio 2021 – di Claudio Tucci