Neanche il Covid-19 cambia le abitudini degli studenti italiani. È dal 2015 che più di uno su due preferisce il liceo, specie se scientifico, e la tendenza si ripete anche quest’anno: gli indirizzi liceali si accaparrano il 57,8% di desiderata dei ragazzi e delle ragazze che a settembre andranno in prima superiore (un anno fa erano il 56,3). A dirlo sono i risultati sulle iscrizioni all’anno scolastico 2021/22 pubblicati ieri dal ministero dell’Istruzione. Da cui emergono anche luci e ombre per gli istituti tecnici e i professionali. Mentre i primi – grazie soprattutto al successo dei tecnologici che crescono dal 19,6 al 20,3% – tutto sommato tengono così da restare oltre quota 30%, i secondi perdono un altro punto nei consensi e scendono all’11,9.
Non in tutta Italia però va così. Ci sono aree del paese in cui le due grandi “famiglie” che compongono gli studi del secondo ciclo sono meno distanti della media. Pensiamo al Veneto dove gli istituti tecnici arrivano al 38% e i licei al 48. Oppure alla Lombardia e all’Emilia Romagna dove tali rapporti diventano, rispettivamente, di 36,2 a 52 e di 36 a 48,2. Emilia Romagna che si conferma ancora la prima regione nella scelta dei professionali (15,8%), seguita da Veneto (13,8%), Basilicata (13,7%), Toscana (13,5%). Opposto il panorama offerto dal Lazio, con il 71,2% di opzioni che investono il liceo. A seguire troviamo Campania (64,3%), Abruzzo (63,9%) e Sicilia (63,8%).
Restando in zona liceo, il primo elemento che balza agli occhi è la tenuta del classico che passa dal 6,7% di iscritti del 2020/21 al 6,5 del 2021/22. Laddove si presenta ancora in crescita lo scientifico, che sale dal 26,2% delle preferenze di 12 mesi fa al 26,9% di quest’anno. Grazie soprattutto al l’opzione scienze applicate che arriva al 10% (era all’8,9%) visto che lo scientifico tradizionale cala (dal 15,5 al 15,1%) e lo sportivo resta inchiodato all’1,8 per cento. Degno di nota è anche l’appeal delle scienze umane che aumenta dall’8,7 al 9,7%. Destini opposti invece per l’artistico, che sale dal 4,4 al 5,1%, e il linguistico, che scende dall’8,8% all’8,4. Completano il quadro l’europeo e internazionale (fermo allo 0,5%) e il musicale /coreutico (giù dall’1 allo 0,7%).
I numeri diffusi dal dicatsero fin qui guidato da Lucia Azzolina contengono un altro paio di spunti interessanti. Il primo riguarda la primaria e l’aumento delle richieste di tempo pieno a 40 ore settimanali. A invocarlo è il 46,1% delle famiglie rispetto al 45,8% di un anno fa. Tra le regioni con le più alte percentuali di scelta ci sono Lazio (64,1%), Piemonte (62,5%), Emilia Romagna (60,7%). Viceversa agli ultimi posti si piazzano Sicilia (14,8%), Molise (15,3%) e Puglia (21,4%).
Il secondo investe le modalità di compilazione e invio delle domande. Probabilmente grazie all’emergenza coronavirus – che ne ha favorito la diffusione, ad esempio per aprire il libretto famgilia presso l’Inps e usufruire del bonus babysitter – risulta addirittura triplicato (+270%) il numero di utenti che ha usato lo Spid e ha potuto scegliere la scuola senza effettuare la registrazione sul portale dell’Istruzione: sono 512.093, il 37% sul totale, rispetto al 10% di un anno fa.
Con la chiusura della finestra riservata alle famiglie adesso tocca alle scuole elaborare le domande e comunicare via mail – entro l’11 febbraio – se possono accettarla o se devono smistarla per carenza di posti alla seconda scelta. Con un possibile fuori programma per chi ha indicato un sole nome e si dovesse vedere respinta l’istanza: potrebbe essere chiamato dall’istituto individuato come prima e unica opzione per aggiungere almeno un’alternativa. Fermo restando che, una volta ricevuta la conferma, chi vorrà modificare la propria scelta dovrà presentare una vera e propria domanda di trasferimento e attendere il nulla-osta.
Eugenio Bruno