Parte la caccia a 100mila prof. Mentre le scuole contano i giorni che mancano al 26 aprile e che dovrebbero portare alla riapertura anche delle superiori nelle zone gialle e arancioni, il governo già pensa al 1° settembre e al modo per avere tutti i docenti in cattedra. Riuscirci non è scontato sia perché gran parte dei vuoti (il 60%) si concentrano al Nord, sia perché l’ultima parola sulle risorse a disposizione non è stata detta.
La mappa dei posti vacanti
Secondo le prime elaborazioni della Cisl Scuola, anticipate al Sole 24Ore del Lunedì, terminate le operazioni di pensionamento (circa 30mila cessazioni di docenti, inclusi i 2mila per limiti d’età), i posti vacanti al 1° settembre per i professori sfiorano i 100mila, inclusi i 5mila in più sul sostegno della scorsa manovra. La fetta principale delle disponibilità, oltre 20mila, è come sempre in Lombardia; in generale, 6 posti su 10 sono al Nord, da Bologna in su. Ma è una fotografia “in corso d’aggiornamento” vista le oltre 90mila domande di mobilità inoltrate dagli insegnanti nonostante i blocchi triennali e quinquennali. E quindi, il 7 giugno, quando verranno pubblicati i movimenti, rischiamo di assistere a una nuova mobilitazione di massa dei docenti (circa 50mila), soprattutto in direzione Nord-Sud, e dunque alla necessità di aggiornare la mappa dei posti scoperti.
Nel frattempo, Palazzo Chigi e Istruzione hanno già iniziato a vagliare, in raccordo con l’Economia, diversi ipotesi per riempire i 100mila vuoti appena citati. A partire dalla ricognizione dei docenti attualmente presenti nelle graduatorie dei vecchi concorsi o nelle Gae a esaurimento. Ma se consideriamo che, attingendo a questi canali, negli scorsi anni si è riusciti a riempire meno del 30% dei posti autorizzati è chiaro che bisognerà cercare altrove. Al netto dell’inserimento pressoché sicuro dei 32mila insegnanti del concorso straordinario e dell’impossibilità ormai altrettanto certa di poter contare sui 46mila previsti dalle due selezioni ordinarie al palo, la strada principale sembra ancora quella del corso-concorso “sanatoria” per 50-60mila precari (su cui si veda Il Sole 24Ore di Lunedì 29 marzo).
Ma la soluzione finale dipenderà anche dalle risorse disponibili. Secondo i primi calcoli, assumere 100mila docenti costerebbe già il primo anno circa 3,5-4 miliardi di euro (da cui detrarre ovviamente i risparmi per i mancati pagamenti dei supplenti che verrebbero stabilizzati). Da qui la prudenza dei tecnici di via XX Settembre e la contestuale ipotesi di spalmare l’esborso totale su un arco almeno triennale. In questo caso, a settembre si proverebbe ad assumere a tempo indeterminato 70-80mila docenti, poi altri 10-15mila in ciascuno dei due anni successivi.
Il nodo sostegno
I desiderata del governo si scontrano con una difficoltà nella difficoltà: reperire docenti specializzati sul sostegno per riempire sia le scoperture d’organico storiche sia i 5mila nuovi ingressi previsti dalla manovra 2021 (che sul triennio diventano però 25mila). Se è vero che per l’immediato si può contare sui quasi 20mila reduci del V quinto ciclo di Tirocini formativi attivi (Tfa) già l’anno prossimo potrebbe esserci qualche difficoltà in più. Anche se gli atenei hanno confermato alla ministra dell’Università, Cristina Messa, di essere pronti a formarne 22mila, al momento il totale dei posti bandibili si ferma a 19mila visto il tetto di 40mila specializzandi autorizzato dal Mef per il triennio 2018-2020. All’Istruzione l’onere di chiederne 3mila in più e all’Economia il compito di concederli.
di Eugenio Bruno e Claudio Tucci
– 19 aprile 2021