Il “magic number” del rientro a scuola a settembre è 112mila cattedre libere e disponibili. L’obiettivo è riempirne il più possibile per ridurre le supplenze da assegnare con l’avvio del nuovo anno scolastico. Ma, come accade praticamente ogni anno (e con ogni governo), anche in queste ore è braccio di ferro sulla strada da seguire per riuscirci.
Da una parte c’è palazzo Chigi, che difende la scelta operata nel decreto Sostegni bis: assunzioni ordinarie per 50mila prof e mini-sanatoria per altri 18.500 precari, e poi concorsi (semplificati) annuali prevedendo al massimo una riserva di posti per chi ha insegnato almeno tre anni, anche non continuativi, negli ultimi 10, ed è rimasto fuori da questa tornata di immissioni in ruolo. Dall’altra, invece, c’è una fetta della maggioranza, con in testa l’inedito asse Pd-Lega, che preme per allargare ancora di più le maglie della salvaguardia, includendo anche i precari, non abilitati, della seconda fascia delle Gps, sempre con almeno 36 mesi di servizio pregresso. Un’operazione, quest’ultima, che farebbe salire di molto il numero delle stabilizzazioni, intorno a quota 70mila, circa 50mila in più della previsione originaria. Da qui la necessità di una sintesi politica da cercare nelle prossime ore
La trattativa in Parlamento
I partiti, oltre ad aumentare la platea di immissioni in ruolo, chiedono anche una corsia “veloce”, seppure con soluzioni differenti. Il Pd con un emendamento al decreto Sostegni bis – che chiede di considerare nei 36 mesi anche il servizio prestato presso le scuole paritarie e nel sistema Iefp – propone una prova di ingresso selettiva, un tirocinio e una formazione specifica con prova finale per l’inserimento in ruolo dal settembre 2022, esclusivamente per il numero di posti vacanti disponibili dopo il reclutamento con le procedure già previste. Molto più “diretta” è la Lega, che con un suo emendamento punta a estendere «ai docenti relegati in seconda fascia, il più delle volte per inadempienze dello Stato, la possibilità di concorrere per l’inserimento in ruolo, senza assurde prove preselettive che allungherebbero i tempi rendendo il provvedimento impraticabile», spiega il responsabile del Dipartimento Istruzione del Carroccio e vicepresidente della commissione Cultura a palazzo Madama, Mario Pittoni.
Sostanziale accordo c’è invece sull’emendamento sui docenti di sostegno, il cosiddetto emendamento Casa (M5S), che prevede l’inserimento in ruolo degli abilitati con un anno di servizio senza prove aggiuntive.
I paletti del Mef
I tecnici del governo, e del ministero dell’Economia, da quanto si apprende, al momento frenano su una nuova estensione della platea delle stabilizzazioni, anche perché si starebbe ragionando sulla conferma, da settembre, dell’organico aggiuntivo Covid: 40mila professori a tempo determinato per consentire alle scuole di rispettare le regole sanitarie e di riaprire al 100%, anche sdoppiando le classi (su cui si veda Il Sole 24Ore di lunedì 28 giugno). Insomma, troppe deroghe alla regola costituzionale dei concorsi, da bandire con cadenza regolare (annuale) e da svolgere sulla falsariga del modello semplificato introdotto nella Pa dal ministro Renato Brunetta. Anche per questa ragione, da palazzo Chigi si preferisce puntare sulle selezioni, magari riconoscendo una riserva di posti fino a un massimo del 30% ai precari con 36 mesi di servizio negli ultimi 10. Una riserva, viene spiegato, che varrebbe su un’unica regione e per le classi di concorso o tipologia di posto per le quali il candidato abbia maturato un servizio di almeno un anno scolastico.
L’antipasto di questo nuovo percorso di reclutamento è partito venerdì, quando si è svolta la prima giornata di prova del concorso per 6.129 posti nelle discipline Stem da avere in cattedra queest’anno. Selzione che prevede una prova scritta a risposta disciplinare multipla computer based, che comprende anche Inglese e informatica, e un orale. Poi si procederà con la graduatoria. Le prossime date sono in calendario oggi, domani, il 7 e 8 luglio.
di Eugenio Bruno e Claudio Tucci – 6 luglio 2021