Test tra genitori: il 40% lamenta carenze. Ottocento cattedre ancora da assegnare. Tempo pieno mai partito o in ritardo. Alla media Beltrami appello agli ex e ai volontari. In una scuola su quattro, il tempo pieno è partito in ritardo di settimane e nel 4% degli istituti non è proprio cominciato, per carenza d’organico: a novembre il 40% delle scuole ancora soffre di mancanza di docenti. Inoltre, il 15% delle scuole dell’infanzia e della primaria non ha attivato pre e post scuola. È la fotografia dei primi due mesi dell’anno scolastico a Milano scattata dai 700 genitori che hanno risposto a un questionario lanciato dal movimento «Priorità alla Scuola». I dati, raccolti fra il 18 e il 28 ottobre, riguardano 243 istituti pubblici, dall’infanzia alle medie.
Pranzi al banco e cartoon
La scuola pre-pandemia sembra lontanissima: le famiglie raccontano di intervalli fatti in classe e di pranzi seduti al banco, mentre sulla lavagna luminosa sono proiettati cartoni animati per tener tranquilli i piccoli. Inoltre, gite vietate, laboratori e palestre chiusi. «Per quanto non rispecchino la totalità delle voci che compongono la comunità scolastica, queste testimonianze raccontano l’attuale rapporto scuola/famiglia — sottolinea Chiara Ponzini, fondatrice del movimento —. I dati non sono confortanti: il tempo pieno è fondamentale, permette alle mamme di lavorare e le donne sono state particolarmente penalizzate nella pandemia da questo punto di vista. Ma è grave anche la carenza di servizi pre e post scuola».
L’algoritmo sotto accusa
Dall’infanzia alle superiori, il problema principale è il ritardo nella copertura delle cattedre: 800 i posti ancora da coprire. Sotto accusa l’algoritmo ministeriale, con i suoi errori (ha depennato per sbaglio 200 insegnanti invece disponibili) ma anche comportamenti scorretti: docenti che non si presentano o arrivano, prendono servizio e il giorno dopo spariscono. È successo pochi giorni fa al Kandinsky, dove ci sono circa 180 ore in totale da coprire. Vacanti anche tre cattedre all’Odontotecnico Severi Correnti, al Bottoni già tre rinunce per una cattedra di italiano e latino. Al Beccaria si cerca di coprire con supplenze interne una cattedra di greco e latino: anche qui già tre hanno declinato. «Le famiglie sono furiose. Prima che possa nominarle io, l’Ufficio scolastico dovrà riscorrere le graduatorie e passeranno altri quindici giorni. Questo meccanismo non funziona», dice la preside Simonetta Cavalieri. Tra i depennati per sbaglio un prof di educazione fisica al Boccioni. Questa settimana arriverà il quarto scorrimento delle graduatorie provinciali, poi i presidi potranno chiamare con le loro graduatorie d’istituto.
Caos matematico
Alle medie è emergenza matematica. Che, alla Capponi, ha provocato un balletto di nomine: «A fine anno avevo 6 docenti di matematica, qui da due anni e che ci avevano messo in cima alle preferenze. L’algoritmo li ha mandati altrove e ha nominato altri docenti con specializzazione in matematica sulle nostre cattedre di sostegno. Un mese dopo, li ha rinominati su matematica, creando gravissime ripercussioni», dice la dirigente Maddalena Di Muccio. Alla media Beltrami invece due sezioni (6 classi in totale) non hanno ancora potuto fare matematica. La preside Fabiola De Paoli ripercorre le tappe del calvario: «Il primo nominato era in aspettativa, ne abbiamo trovato un altro, ma è stato ripescato su altra scuola, ce ne hanno mandato un altro che non si è presentato. Ora abbiamo un supplente, ma si vive con il fiato sospeso, che non venga ripescato e mandato altrove». Le famiglie si lamentano «È un disagio enorme. Finora siamo riusciti a coprire le ore con potenziamenti di altre materie, altrimenti i ragazzi sarebbero dovuti uscire prima». Una situazione simile non si era mai vista alla Beltrami. «Non è colpa del Provveditorato, il personale lavora moltissimo, è il sistema di reclutamento che non tutela il diritto allo studio». A mali estremi, estremi rimedi. «Stiamo valutando di reclutare dei docenti di matematica in pensione o dei volontari utilizzando il fondo del Piano Estate per un progetto ad hoc. Ma è un palliativo e non è detto che avremo l’autorizzazione».
«L’algoritmo non è in grado di gestire il reclutamento, che a Milano coinvolge circa 70 mila prof, iscritti in più graduatorie di materie diverse. Servono percorsi di stabilizzazione dei precari», dicono Cgil, Cisl, Uil e Snals.
Corriere della Sera – 1 novembre 2021 – di Giovanna Maria Fagnani