Il ministro Bianchi di recente ha dichiarato di voler fare una “riforma della scuola”. Parola impegnativa. Ecco l’elenco (piaccia o no) delle cose da fare
“Riforma”: cosa va messo nella scatola vuota di una parola magica
In una recente intervista a SkyTg24 il ministro Patrizio Bianchi si è dichiarato propenso non soltanto a “ragionare”, ma anche ad aprire “tutti insieme il cantiere della riforma”.
Dopo la controversa “Buona Scuola” di Renzi-Giannini del 2015, si torna a pronunciare una parola (“riforma”) che, tradizionalmente, è costata un alto prezzo politico a quanti hanno messo il dito nei complessi e intricati ingranaggi del sistema italiano di istruzione e formazione.
La dichiarata disponibilità di Bianchi si pone anche come risposta alla rinnovata mobilitazione degli studenti contro l’esame di Stato 2022 e contro l’attuale configurazione dell’alternanza scuola-lavoro (dal 2019, denominata “Pcto”, Percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento).
Ma non solo: sono molteplici le voci e le istanze di chi, da più parti, sollecita il rilancio di un nuovo progetto politico per la scuola italiana, dopo due anni di emergenza pandemica; i nostri istituti scolatici, tutti, devono essere messi in condizione di ripartire in una situazione di normalità, superando le contraddizioni, le carenze e l’incapacità di rispondere ai bisogni formativi, sociali e culturali delle nostre e dei nostri giovani. Le ataviche criticità e le inefficienze del sistema scolastico si sono imposte evidenti in tutta la loro gravità proprio in questi mesi, in cui, però, bisogna dirlo, sono emerse anche impensate energie e una straordinaria volontà di reazione da tutte le componenti delle comunità scolastiche.
A spingere l’azione riformista è una terza, ma decisiva leva: la ricca fetta (più di 17 miliardi di euro) di risorse messe a disposizione dal Pnrr.
È possibile pensare di rinnovare l’impianto ordinamentale, organizzativo e burocratico del nostro sistema scolastico, nella direzione di valorizzarne gli elementi e le risorse più positivi? E se sì, su quali linee e su quali priorità concentrare l’azione di rinnovamento?
Per rispondere a queste difficili (ma non inedite) domande, si può fare utilmente riferimento al recente, postumo, testo di Giancarlo Cerini, Atlante delle riforme (im)possibili (Tecnodid, 2021), nel quale sono messi a fuoco 20 temi “non più rinviabili” per chi ha l’onere di assumere decisioni politiche nel settore dell’istruzione. Basta scorrere l’indice del volume per delineare i punti di un programma politico ambizioso e sfidante, di una non facile “strategia di respiro per la scuola”.
Dei temi suggeriti se ne estrapolano, qui, alcuni, sui quali l’opera riformatrice è, allo stesso tempo, urgente, ma anche complessa, problematica e controversa. Per gli altri e per un necessario approfondimento, si rimanda alla lettura del volume.
Autonomia scolastica
A distanza di più di vent’anni dal riconoscimento costituzionale dell’autonomia delle scuole, si sta assistendo a un nuovo centralismo ministeriale che condiziona fortemente l’azione autonoma delle scuole.
In quale direzione si può rilanciare l’autonomia, salvaguardando il principio dell’unitarietà e della qualità dell’offerta formativa su tutto il territorio nazionale?
Profilo professionale e formazione dei docenti
Si tratta di due temi chiave. Occorre lavorare nella direzione della valorizzazione professionalità del personale docente (anche attraverso la definizione di standard professionali). In questo è fondamentale ripensare i processi di reclutamento del personale e quelli della formazione in servizio (da inserire anche nel contratto nazionale come obbligo per tutti).
È anche importante prevedere uno sviluppo di carriera per i docenti e arrivare alla costituzione di un middle management, necessario per la complessa organizzazione delle scuole e per l’impossibilità dei dirigenti scolastici a far fronte a tutte le questioni organizzative.https://b5a40a60bb19c97857d67f6d978104bf.safeframe.googlesyndication.com/safeframe/1-0-38/html/container.html
Curricoli
È urgente la necessità di ripensare i saperi e i curricoli scolastici, superando l’approccio enciclopedico, ancora troppo rigidamente strutturato su base disciplinare. Bisogna favorire la personalizzazione degli apprendimenti, dando agli studenti la facoltà di scegliere discipline e progetti formativi opzionali. Il focus va posto sul raggiungimento di competenze culturali, personali, sociali e metacognitive.
Per realizzare questo è fondamentale innovare la didattica, promuovere metodologie innovative e creare ambienti di apprendimento stimolanti che integrino formale, informale e non formale, digitale e analogico.
Scuola secondaria di II grado
In linea con la revisione dei curricoli e della didattica, va promossa l’idea di scuola campus, basata sul tutoraggio, sul superamento del sistema delle bocciature, sulla promozione di cicli di studi quadriennali.
Digitale
Occorre dare centralità allo sviluppo di competenze digitali (intese secondo i più avanzati framework internazionali e non solo come il possesso di semplici abilità tecniche) sia per gli studenti che per il personale scolastico: queste costituiscono un elemento decisivo per lo sviluppo sociale, economico e culturale di ogni Paese.
Disabilità e scuola inclusiva
Da questo punto di vista la scuola italiana è apprezzata a livello internazionale. È necessario, però, garantire una più uniforme qualità dell’offerta (a livello di territori, di ordini e gradi di scuola e di classi) e una maggiore formazione, stabilità e integrazione delle figure professionali per il sostegno.
Valutazione
Occorre investire (anche sul piano normativo) per diffondere una cultura della valutazione intesa a sottolineare la dimensione formativa all’interno dei percorsi di crescita e di acquisizione delle competenze degli alunni (passare da una logica di valutazione degli apprendimenti a una valutazione per gli apprendimenti).
Asili nidi e scuole dell’infanzia
L’obiettivo è quello di raggiungere i target europei in relazione alla percentuale del 33% di accesso gratuito per i bambini di età 0-3 e di superare le differenze non più trascurabili tra le aree del Paese (anche in termini di qualità dell’offerta).
08.03.2022 – Fabrizio Rozzi – IL SUSSIDIARIO