Il concorso ordinario, basato sui quiz, è il segno di un deficit di governo della scuola. Sarebbe necessario ripensare l’intero ciclo di studi
La grande novità del 2022 tanto attesa e oramai quasi inaspettata, è stato il concorso ordinario per quasi tutte le classi di concorso delle discipline della scuola secondaria di primo e secondo grado della nostra amata, quanto bistrattata, scuola italiana. In merito a tale prova è già stato scritto di tutto, quasi vivisezionandola e analizzandola da ogni tipo di prospettiva, come i molteplici punti di vista della scena di un crimine. Il concorso è stato definito nozionistico, selettivo solo per “fare cassa”, c’è chi lo ha trovato umiliante perché ha ridotto a mere crocette il gusto del sapere e chi si è sentito offeso per le insinuazioni di copiature e irregolarità a fronte di uno studio attento e puntuale. Da qualsiasi parte lo si guardi, ha creato solo malcontento.
Non mi dilungherò sul malumore che ha generato nel corpo docente impegnato in tale prova e nemmeno spenderò una parola rispetto alle discutibili ed esigue percentuali di candidati promossi, come pure non scriverò nulla rispetto al fatto che chi anche risultasse vincitore di una tale lotteria e non rientrasse nel numero dei posti messi a disposizione dal bando, risulterebbe solo abilitato, ma non accederebbe al posto di ruolo. Non spenderò nemmeno una sillaba per contestare tale concorso a quiz nettamente in contrapposizione con una didattica che instilli il gusto della curiosità di scoprire ciò che non si conosce e di saperlo fare in modo competente ed efficace (non a memoria), come pure non oserò scrivere nemmeno una parola circa il fatto che i programmi non son più l’epicentro del sapere, bensì funzionali a riscoprire il gusto stesso dello studio e di come esso sia al servizio della realtà.
Vorrei, invece, ampliare un po’ lo sguardo e l’orizzonte provando a mettere in luce solo alcuni aspetti poco lungimiranti dell’attuale sistema scolastico italiano.
Forse questo genere di prova ha fatto acqua da tutte le parti poiché incastonata in uno scenario scolastico che si è notevolmente modificato negli ultimi anni. È un sistema, quello attuale, in cui i docenti precari vengono sfruttati e, alla fine della corsa annuale, si ritrovano sconfitti assieme ai loro alunni. È sintomo e manifestazione di una mancanza di progettualità che parte dalla radice. Dal 1999 sono stati indetti solo tre concorsi ordinari; non è più possibile pensare ad un percorso di inserimento nel mondo lavorativo-scuola in modo così raffazzonato, volubile e diversificato. È necessario ripensare l’intero ciclo di studi a partire dall’università, predisponendo percorsi appositi per chi volesse scegliere il ramo didattico per il proprio futuro lavorativo. È indispensabile arrivare a scegliere una modalità di inserimento in tale mondo, reiterabile e che prenda in considerazione i tanti saperi che un docente si ritroverà a mettere in campo, sicuramente non solo nozionistici (chi vive la scuola sa bene che è così).
Ciascuno deve poter scegliere consapevolmente, venire accompagnato ed educato a questo mondo. Inoltre, la chiarezza di un percorso lo rende meno attaccabile, valorizzabile, rispettabile e non continuamente manipolabile dal governo di turno. La scuola non può più essere l’oggetto da esporre in vetrina per i propri tornaconti elettorali, ma è necessario le rivenga data dignità. Solo con un percorso chiaro, trasparente e non continuamente modificato in corsa, sarà possibile compiere scelte stabili, progettuali e sistematiche.
Non so se aver messo le sufficienti crocette giuste mi darà la possibilità di inserirmi in modo più stabile all’interno della scuola, sicuramente questo quiz di nozioni, ancora una volta, mi ha dato la possibilità di continuare a guardare in modo critico e costruttivo ciò che la scuola oggi è e come desidero possa diventare. Per me, per i tanti precari come me, ma soprattutto per tutti quegli alunni ch
e attendono di poter essere accompagnati in modo duraturo e stabile verso il loro futuro.
Laura Giulian – 12.04.2022 –
Il Sussidiario