Nei giorni scorsi il presidente dell’Invalsi Roberto Ricci ha presentato i risultati delle prove 2022 ed ha dichiarato: “Le differenze vengono da molto lontano, ben prima della pandemia. Attraverso i dati delle rilevazioni internazionali, è possibile verificare che alcune delle maggiori criticità riscontrate negli esiti di quest’anno si ritrovano già nei risultati di dieci – vent’anni fa”.
DIECI – VENT’ANNI FA! Inaudito, siamo SOMARI da dieci-vent’anni fa. Eravamo somari prima e siamo somari ora, nel 2022! Nulla è cambiato!
Una prima riflessione: Presidente Ricci, perché non domandarsi “Che ci sto a fare?” visto che non cambia mai nulla se non i milioni che si spendono? Perché ripetere questa pantomima ogni anno visto i risultati sempre uguali da dieci-vent’anni fa?
Una seconda riflessione: la domanda “Che ci sto a fare?” se la dovrebbe porre anche il ministro Patrizio Bianchi, visto il grado di analfabetismo degli studenti italiani, domanda che avrebbero dovuto porsi anche i suoi 11 predecessori negli ultimi dieci-vent’anni fa.
Scarsi fondi al sistema scolastico, gli stipendi degli insegnanti ridicolmente bassi, continue riforme scolastiche in contraddizione tra loro, gli edifici scolastici sempre più pericolanti e catapecchiosi, scuola che costantemente peggiora: ABOLIAMO IL MINISTERO DELL’ISTRUZIONE, NON SERVE!È INUTILE E DANNOSO.
Visto il rapporto Invalsi 2022 che cosa abbiamo, ormai, da perdere? Le scuole funzionerebbero ugualmente e meglio, si risparmierebbero molti miliardi da destinare più proficuamente.
Alessia Mattei, responsabile dell’area prove dell’Invalsi, durante la conferenza stampa di presentazione dei risultati ha dichiarato: “Le prove sono una risorsa perché sono mirate al miglioramento del sistema scolastico”.
Ma come, c’è o ci fa? Il presidente Roberto Ricci ha detto che da vent’anni nella scuola non è migliorato nulla! Certo Alessia Mattei deve necessariamente lodare il “prodotto”, è una stipendiata e le lodi fan parte della recita: si è mai visto qualcuno che biasimi la merce che vende?
Più volte lo Snals si è espresso contro la somministrazione delle prove, ritenendole inutili e costose (5 milioni di euro ogni anno). Anche i risultati di quest’anno dimostrano che non vi è stato alcun miglioramento del sistema scolastico, ed allora a che servono?
Qualche anno fa era stato organizzato un apposito sciopero della scuola contro “l’invalsizzazione degli apprendimenti e la pedagogia di Stato”, anche perché la valutazione Invalsi ha ormai assunto un «carattere burocratico, sanzionatorio e sostanzialmente autoritario». Infatti i docenti sono obbligati a somministrare le prove e pertanto è ricolo affermare che il “il tasso di partecipazione è stato alto”. Questa obbligatorietà condiziona la didattica, perché costringe ad applicarsi solo sui test, perdendo tempo in inutili esercitazioni preparatorie alle prove, con goduria degli editori.
L’Invalsi sostiene che le prove “sono parte del percorso didattico”. Allora perché si dedica tanto tempo all’apposito “addestramento” in attesa dello svolgimento del “teatrino”?
Se fossimo un Paese serio con ministri dell’Istruzione seri la valutazione sarebbe svolta da un ente di ricerca indipendente, su obiettivi anche territoriali ed una misurazione diacronico-longitudinale dei livelli di apprendimento degli studenti italiani, perché solo ciò permetterebbe di valorizzare i progressi, individuare i deficit, intervenire efficacemente.
La realtà è che alla “politica” interessa poco la scarsa preparazione degli studenti italiani; i politici assistono al peggioramento dell’apprendimento degli alunni in tutta Italia con sufficienza, hanno altro a cui pensare, magari il mantenimento della propria “poltrona”.
L’Invalsi fa la sua brava “diagnosi” e poi “se ne lava le mani”. Il resto non è affar suo.
Ed i ministri dell’Istruzione che si sono succeduti in questi “dieci-vent’anni fa”, da Letizia Moratti a Patrizio Bianchi, che hanno fatto?
Si sono per caso soffermati sui dati negativi per redigere una diagnosi e le conseguenti soluzioni come fa il medico quando un ammalato ha la febbre?
Non lo ha fatto l’Azzolina lo scorso anno, che invece di elaborare al riguardo un piano strategico per il recupero degli apprendimenti ha pensato bene di predisporre sì un piano, ma quello degli acquisti per i banchi a rotelle, pensando forse che l’apprendimento degli studenti fosse meglio stimolato abolendo la lezione frontale ed adottando un nuovo metodo didattico: lo stile “go-kart”, la tecnica dell’autoscontro, la pratica del lanciarsi da un punto all’altro della classe scivolando sulle ruote.
Ma l’Azzolina è in buona compagnia perché anche i suoi predecessori non hanno voluto intendere che alla scuola servono insegnanti che sappiano comprendere i ragazzi e motivarli ad apprendere.
E il ministro Patrizio Bianchi?
Perdete ogni speranza…. Il suo maggior impegno è il licenziamento di circa diecimila docenti, la sussistenza delle classi pollaio, la sopravvivenza del precariato, l’estromissione delle parti sociali dalle decisioni che invadono la sfera contrattuale, far sì che la scuola sia sempre più green mantenendo al verde il portafogli del personale scolastico.
Milano 10 luglio 2022
GIUSEPPE ANTINOLFI
Segretario Provinciale
Snals – Confsal di Milano