I dati Eurostat diffusi da La Repubblica parlano chiaro. In Italia la stragrande maggioranza dei docenti è donna. Non si tratta ormai di un fenomeno che si verifica solo nelle scuole dell’infanzia o nella scuola primaria, luoghi da sempre associati alla classica “maestra”. Ormai è una tendenza anche nella scuola media e nella superiore, dove il numero di insegnanti di sesso femminile è aumentato di molto. E pensare che nell’Ungheria di Orban questa situazione è considerata come estremamente dannosa e causa di, addirittura, problemi mentali negli studenti di sesso maschile.
In base agli ultimi numeri diffusi dal Ministero dell’Istruzione, relativi al 2020/2021, più di otto insegnanti di ruolo in Italia su dieci (l’83,2%) sono donne. La situazione nel nostro paese è alquanto particolare: si tratta dello stato europeo occidentale con il numero più alto di maestre e professoresse, tanto da assomigliare ai paesi dell’ex blocco sovietico, come Lettonia, Lituania, Bulgaria, Repubblica Ceca e Slovacca, Romania, Ungheria. Insomma, secondo i dati si tratta di un mestiere presidiato dalle donne.
Quando il “sesso sottorappresentato” è quello maschile
Secondo il Consiglio europeo, che si è espresso con una risoluzione “su un quadro strategico per la cooperazione europea nel settore dell’istruzione e della formazione verso uno spazio europeo dell’istruzione e oltre (2021-2030)”, si tratta di una situazione che dovrebbe cambiare: l’organismo ha infatti invitato gli stati membri a mettere in campo politiche che possano attrarre più uomini in classe.
In particolare, il Consiglio raccomanda agli stati membri di promuovere le professioni “tradizionalmente dominate da uomini o da donne” presso “il sesso sottorappresentato“. E, in questo caso, ad essere sottorappresentato è proprio il sesso maschile.
La percentuale di donne in cattedra, solo vent’anni fa, era ferma al 79%. La cosa più sorprendente è la loro presenza in aumento alle medie e alle superiori. Alla media, nel 2020/2021, le professoresse sono quasi otto su dieci: il 79%. Vent’anni prima ammontavano al 74% e nell’anno scolastico 1965/1966 al 61%. In 55 anni le quote rosa sono cresciute di 18 punti percentuali. Discorso simile nella secondaria di secondo grado, dove in 55 anni la presenza femminile è passata dal 48% al 67%.
Perché l’insegnamento viene percepito come “una cosa da donne?”
Ad esprimersi sulla questione è stata anche l’Ocse, l’Organizzazione per lo sviluppo economico e sociale, lo scorso marzo, che si è posta la domanda: “Perché il rapporto di genere tra gli insegnanti è squilibrato?”. Nelle ragioni di questo divario l’Organizzazione segnala innanzitutto gli stereotipi esistenti dalla notte dei tempi che vedono l’insegnamento come una “cosa da donne”. Ci sono anche da considerare le modalità di lavoro alquanto flessibili per gli insegnanti che attraggono le madri.
Secondo l’Ocse il vero cambiamento dovrebbe partire dagli stipendi percepiti dai docenti: “Migliorare il riconoscimento dell’importanza dell’insegnamento per la società, anche retribuendo adeguatamente gli insegnanti – concludono – potrebbe attrarre e trattenere buoni insegnanti indipendentemente dal sesso”.
da La Tecnica della Scuola- 8 settembre 2022