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Snals - Segreteria Provinciale Milano

SINDACATO NAZIONALE AUTONOMO LAVORATORI SCUOLA

E’ la scuola che vogliamo

Priorità e obiettivi del nuovo Ministro dell’istruzione e del Merito

Articolo di Mauro Monti. Nel capitolo sulla formazione del libro che illustra il programma del futuro governo, Giuseppe Valditara illustra i capisaldi dell’azione del Ministero nell’ambito del nuovo esecutivo.

Giuseppe Valditara, giurista e consigliere fidato di Matteo Salvini, è anche autore di un testo a quattro mani con Alessandro Amadori che è utile sfogliare per iniziare a conoscere il pensiero sulla scuola del novello ministro. Il libro, edito da PIEMME, si intitola E’ l’Italia che vogliamo ed è stato presentato nel corso della recente campagna elettorale come sviluppo ragionato del programma per il futuro governo. Nel capitolo “Scuola e formazione sono subito indicate le priorità per il mondo che il ministro Valditara è ora chiamato a dirigere: “Quattro sono gli obiettivi di una scuola che voglia essere motore di sviluppo di una nazione: ridare autorevolezza ai docenti, che rivestono un compito delicato e strategico; avere obiettivi formativi adeguati alle necessità di coesione e di sviluppo del Paese; far sì che nessuno studente rimanga indietro; valorizzare i talenti di ogni allievo.”

   Nello sviluppo del testo sono interessanti i numerosi rimandi al tema “carriera del docente” che si connette al riconoscimento di diversificate funzioni in ordine alla didattica. “Occorre strutturare per il futuro una vera carriera docente con passaggi di funzioni che presuppongano una valutazione positiva dell’istituto scolastico, previa certificazione di appositi periodi di formazione e con opportuni riconoscimenti economici. Ai docenti “esperti” saranno attribuite, in particolare, quelle funzioni strategiche di tutoraggio degli studenti più in difficoltà o di guida di chi ha dimostrato doti particolari. A questi docenti esperti potrà essere affidata la progettazione e la gestione dell’offerta formativa personalizzata, così come il supporto ai colleghi nell’identificazione delle strategie didattiche più efficaci per migliorare l’educazione interculturale e l’inclusione degli studenti stranieri.” Siamo quindi in presenza di una visione della carriera docente prevalentemente legata ad una dimensione didattica e non meramente organizzativa.

   Altro punto di attenzione è quello alla valorizzazione della tradizione culturale. “Gli obiettivi formativi devono recuperare la conoscenza del nostro passato, dei valori posti a fondamento della nostra civiltà. La storia, di fatti, di arti e di lettere, deve tornare ad avere al centro Grecia, Roma, Gerusalemme, i Comuni e l’Impero, l’Umanesimo e il Rinascimento, il Barocco e l’Illuminismo, l’Ottocento e ovviamente il Novecento. Occorre riscoprire la cultura classica, favorendo l’insegnamento delle basi della lingua latina e insegnando a tutti gli studenti elementi di letteratura greca e latina.”

“In aggiunta a tutto questo, precisa il libro, ci vuole anche una scuola che favorisca l’apprendimento delle materie cosiddette STEM (acronimo inglese per scienza, tecnologia, ingegneria e matematica).” Ciò soprattutto nel tentativo di “ridurre il gap con gli altri Paesi” per ciò che concerne le competenze scientifico-matematiche.

   Terzo punto di attenzione riguarda il tema dispersione (esplicita ed implicita) e il basso numero di laureati. “Se questi sono i risultati di un sistema scolastico che ha cercato la qualità attraverso i processi selettivi e le bocciature degli studenti, dovremmo concludere che ha fallito. Ma sarebbe profondamente sbagliato immaginare di risolvere il problema della qualità degli apprendimenti futuri dei nostri giovani se, mantenendo la struttura del sistema scolastico esistente, eliminassimo soltanto le bocciature. Un sistema scolastico che sia “lievito” dei talenti degli studenti e che non ne trascuri nessuno deve strutturarsi sul piano ordinamentale, organizzativo e didattico in una maniera diversa dall’attuale. Occorre passare dalla logica del “diplomificio” a un modello di formazione scolastica che privilegi lo sviluppo individualizzato dei talenti e delle corrispondenti competenze”. 

Occorre quindi “passare da un sistema di istruzione e formazione che lavora con la logica del setaccio a un sistema che operi con la logica del lievito dei talenti di ciascuno. In altre parole, si tratta di abbandonare l’impianto di un sistema che riesce a portare, oggi, al livello dell’istruzione e formazione superiore solo 26 giovani su 100 e di sostituirlo con un impianto di segno opposto, che miri alla valorizzazione delle capacità di ciascuno così da condurre a una autentica realizzazione personale e professionale centrata sulle caratteristiche specifiche del singolo individuo.

Come realizzare questo obiettivo di “valorizzazione dei talenti” è affidato ad alcune sottolineature che qui riportiamo per cenni: “Innanzitutto, (occorre) rilanciare il valore educativo e formativo del “lavoro” in tutti i corsi di studio. È necessario rifiutare fin dal primo ciclo di istruzione il pregiudizio, consolidatosi soprattutto nell’ultimo secolo, per il quale chi studiava non doveva lavorare se non quando avesse finito di studiare, e chi lavorava non doveva più studiare per tutta la sua vita di lavoro proprio perché aveva già studiato per quel tipo di lavoro. Serve, allora, che fin dal primo ciclo di istruzione si valorizzi, molto più di quanto accada ora, l’integrazione fra teoria e pratica, fra mente e mano, fra aula e laboratorio, fra l’operare dentro la scuola e fuori dalla scuola.” “Si tratta di riconoscere definitivamente il valore culturale e formativo dell’alternanza scuola/ lavoro e dell’apprendistato.”

“Dentro le scuole paritarie e quelle statali, poi, è necessario potenziare le occasioni di esercizio della libertà e della responsabilità degli studenti e delle loro famiglie, riorganizzando i piani di studio per attività obbligatorie (quelle essenziali, comuni a tutti), attività opzionali e attività facoltative (anche per favorire allo stesso tempo recuperi, approfondimenti o sviluppi personalizzati degli apprendimenti). La risistemazione che abbiamo disegnato va accompagnata da un’articolazione flessibile dei piani di studio, per rendere davvero concreta la valorizzazione dei talenti di ciascuno studente.”

Occorre lavorare per “il possibile rilancio della qualità sia dei percorsi generalisti di tradizione liceale sia di quella dei percorsi tecnico-professionali secondari e superiori (con finalità simili al sistema duale tedesco che valorizza ben 900.000 giovani l’anno). A questo proposito, dopo il PNRR (legge n. 79 del 29 giugno 2022) e la legge sugli ITS (Istituti Tecnici Superiori), c’è finalmente la possibilità concreta di ridisegnare i percorsi tecnico-professionali su una filiera unitaria, graduale, integrata, continua e progressiva, evitando doppioni e sovrapposizioni di profili come invece accade oggi tra istruzione tecnica e istruzione e formazione professionale, e offrendo a chiunque la possibilità di giungere fino ai livelli superiori degli studi.”

“Infine, bisogna aumentare la libertà di scelta’ “tra scuole” e “nelle scuole”. Nell’intero arco del sistema scolastico, bisogna rendere effettiva per tutti anche sul piano economico, e non solo su quello giuridico, come è adesso, la possibilità per studenti e famiglie di scegliere tra scuole paritarie promosse da diversi attori sociali (enti morali, cooperative, reti di imprese, fondazioni, reti familiari) e scuole istituite e gestite dallo Stato.

In estrema sintesi: istituire una carriera per i docenti, ridisegnare i curricoli, rilanciare la cultura tecnica e professionale, ridurre la dispersione, valorizzare i talenti individuali e attuare la parità scolastica. Per un ministero solo può bastare; forse potrebbero bastare una sola o due di tutte queste cose. Al ministro Valditara vanno quindi gli auguri di proficua costruzione.