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Snals - Segreteria Provinciale Milano

SINDACATO NAZIONALE AUTONOMO LAVORATORI SCUOLA

I.I.S. di Inveruno: continua il proliferare di Presidi “comandanti”.

VOGLIO – POSSO – COMANDO – PRETENDO e così sia…

Nel lontano 1971 Giliola Cinquetti interpretava la popolare canzone “E qui comando io”.

È passato oltre mezzo secolo eppure il motivo è ancora in auge, c’è ancora chi l’apprezza. Le sue dolci e orecchiabili note si sono diffuse anche nell’aere di quel di Inveruno, tanto che il dirigente scolastico dell’Istituto di Istruzione Superiore Antonio Zito, folgorato dalla melodia, ne ha fatto il “leitmotiv” del suo sistema di gestione dell’istituto.

La canzone ha per lui una vera e propria funzione catartica come sostenuto dal filosofo greco Aristotele, rappresenta il suo messaggio di carattere sociale, parla da sola, è la caratteristica della sua leadership: “e qui comando io e questa è scuola mia, ogni dì voglio sapere chi viene e chi va”.

Verosimilmente il refrain per lui è un interesse sentimentale e viscerale, sovrastimola i suoi centri del piacere, è il suo tormentone: gli si è conficcato in testa come un tarlo e da lì si fa (ri)sentire in continuazione, gli torna in mente indipendentemente dalla sua volontà, come succede con l’effetto di un earworm (letteralmente: verme dell’orecchio).

Tale effetto suscita immedesimazione e stigmatizza l’atteggiamento arrogante e dispotico del preside “generale”,

che si arroga il diritto di emanare atti unilaterali, ignorando l’esistenza degli Organi Collegiali, della contrattazione con la rappresentanza sindacale, degli accordi sottoscritti in Prefettura, delle diffide legali ricevute.

Ecco allora che in virtù del suo motto: “Voglio, posso, comando, pretendo e così sia!” definisce unilateralmente e senza alcuna trasparenza i criteri per la destinazione dei fondi per la valorizzazione del merito e sempre unilateralmente “pro domo sua” si attribuisce una cifra attorno ai 20.000 euro complessivi per le funzioni di coordinamento di molti progetti legati al Pnrr.

Ovviamente non sono mancati malumori e polemiche all’interno della scuola: ci si lamenta per aver egli “accentrato eccessivamente” la funzione di coordinamento; i docenti affermano: “Il dirigente ha guadagnato molto più di noi”.

Al riguardo il dirigente scolastico furbescamente non entra nel merito delle lagnanze e sviando il discorso dichiara: “Ho applicato il principio della massima condivisione, ho chiesto a tutti i docenti chi volesse essere coinvolto e, con me, hanno guadagnato tutti”.

Ma il problema è un altro: c’è chi ha guadagnato troppo (dicasi il dirigente scolastico) e chi troppo poco (dicasi i docenti). A giustificazione Antonio Zito ribatte con il suo cahiers de doleances: “Io ho lavorato anche d’estate per questa scuola,

credo sia anche normale che chi si impegna molto e ottiene risultati venga retribuito. Del resto, succede così anche con i manager delle grandi aziende”.

Ci siamo, la lingua batte dove il dente duole: egli considera la scuola una azienda e lui, il dirigente scolastico, il relativo manager: ed essendo il suo ruolo quello di “capo” nei riguardi delle prerogative degli organi collegiali può assumere l’atteggiamento dantesco del “Non ti curar di lor, ma guarda e passa“.

La ricerca ossessiva di riconoscimento della propria autorità e del bisogno di sottolineare continuamente agli altri la propria supremazia in psicologia viene diagnosticata come disturbo istrionico di personalità.

Il prof. Mario Maviglia, già Ispettore tecnico presso l’Ufficio Scolastico della Lombardia, suggerisce una riflessione: “Innanzi tutto ci si dimentica che le figure in assoluto più importanti all’interno della scuola sono gli alunni e i docenti. Pensateci bene: una scuola non è tale se non è frequentata da studenti e se non vi sono docenti che se ne prendono cura. Tutte le altre figure sono a servizio e a supporto di questa relazione. Una scuola può esistere anche senza dirigente, ma se non vi sono studenti la scuola chiude. Questa verità, assolutamente banale e lapalissiana, viene sistematicamente ignorata da molti dirigenti che vivono la propria figura come in assoluto la più importante all’interno della scuola, dimenticando che il miglior dirigente è colui che supporta un’organizzazione in modo che essa possa agire efficacemente senza aver bisogno del dirigente. Il dirigente è colui che crea le migliori condizioni (tenendo conto dei vincoli normativi, strutturali, organizzativi e di risorse) affinché l’istituzione scolastica persegua al meglio i propri obiettivi istituzionali”.

La scelta per un dirigente scolastico è tutta qui: essere leader educativo o manager; tertium non datur!

Pertanto il dirigente scolastico Antonio Zito si decida una volta per tutti da che parte stare.

I docenti per realizzare i progetti in cui sono coinvolti sono impegnati ben oltre il proprio orario di servizio; i dirigenti scolastici invece sono pagati per la funzione che ricoprono e pertanto è dubbio che debba essere loro pagato il coordinamento dei progetti che si svolgono nell’istituto che dirigono, perché ciò dovrebbe rientrare nella loro funzione ed inoltre detto coordinamento si svolge durante il loro orario di servizio pur con l’autonomia e la flessibilità d’orario.

Anche i docenti nella realizzazione di un progetto svolgono compiti gestionali, organizzativi e di coordinamento ed è un loro diritto essere ricompensati adeguatamente.

Inoltre dove sta scritto che il coordinamento di un progetto debba essere affidato al dirigente scolastico? Anzi, per la realizzazione di progetti formativi il coordinamento dovrebbe essere affidato ad un docente competente nello specifico, anche perché il Dirigente scolastico sarà pure un manager, ma certamente non è un tuttologo.

Il manager Antonio Zito nello stabilire i criteri per la destinazione dei fondi per la valorizzazione del merito si è ispirato certamente allo scrittore greco del VI secolo a. C. Esopo e alla sua famosa favola “La parte del leone”:

Un giorno una mucca, una capra e una pecora fecero un’alleanza con il leone, perché speravano di trarne vantaggio nella caccia. Tutti insieme catturarono un cervo di grandi proporzioni. Il leone fece quattro parti e poi disse ai suoi alleati: «La prima parte la prendo io, perché sono il re; mi darete la seconda perché sono uno dei soci; la terza mi spetta perché sono il più forte; capiterà un grosso guaio poi a chi oserà toccare la quarta».

Qui habet aures audiendi, audiat.

Comunque in proposito è stato presentato un esposto al direttore generale dell’Ufficio Scolastico Regionale per la Lombardia dott.ssa Luciana Volta, ma non si esclude anche il ricorso all’Autorità Giudiziaria.

Prof. Giuseppe Antinolfi – Segretario provinciale Snals Milano.