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Nei giorni scorsi ancora una volta violenze nei confronti dei docenti: in provincia di Napoli un genitore colpisce insegnante di sostegno e condivide il video sui social; a Cosenza il dirigente scolastico di un liceo scientifico è stato preso letteralmente a schiaffi dal padre di una studentessa; un docente di Lecce è stato aggredito da un genitore incitato dal figlio al grido di ‘papà vieni e spacca la faccia al prof’; nel Lazio due genitori sono stati arrestati (finalmente!) perché minacciavano la maestra del figlio; a Catania un genitore ha malmenato le docenti dopo che il figlio gli avrebbe detto che la maestra gli aveva dato due schiaffi.
È un vero e proprio bollettino di guerra oramai giornaliero. Nemmeno il tempo di registrare un episodio di violenza che arriva la notizia di una nuova aggressione ai danni degli insegnanti.
Si rimane allibiti e sconcertati da questi gravi episodi, che si verificano sempre più con maggiore frequenza. L’aggressione al docente è diventata una sorta di assalto alla diligenza in cui tutti sparano sul conducente.
La sicurezza del personale scolastico è una priorità assoluta e occorre immediatamente intervenire per garantire un ambiente di apprendimento sereno e protetto per prevenire ulteriori episodi di violenza.
A cosa è servita la legge che inasprisce le pene per chi aggredisce il personale scolastico se gli episodi di violenza continuano a verificarsi?
A cosa può servire il cosiddetto patto educativo o la prospettata istituzione dell’Osservatorio nazionale sulla sicurezza del personale scolastico o la promozione di iniziative di informazione e sensibilizzazione o l’istituzione della Giornata nazionale di educazione e prevenzione contro la violenza nei confronti del personale scolastico? A nulla!
Siamo seri, non saranno certo queste iniziative a fermare le aggressioni fisiche e verbali. Non le hanno fermate neppure l’inasprimento delle pene previsto dalla recente legge 150 o la legge sul voto di condotta, che “magicamente” avrebbero dovuto fungere da deterrente per questa inaudita ondata di violenza. Che ingenuità!
Nel frattempo il personale scolastico, a suo rischio e pericolo, ogni giorno continua a recarsi a scuola, in un clima di paura e insicurezza, provocando uno stato di ansia e preoccupazione: i docenti non hanno efficienti “armi” per contrastare la mancanza di rispetto, gli atteggiamenti sprezzanti e violenti.
È una battaglia senza speranze, come senza speranze è diventata la nostra professione, tanto che molti considerano seriamente l’idea di abbandonarla, con l’amarezza nel cuore.
Non si ha più stima nei confronti del corpo docente, ha perso di credito la figura dell’insegnante, molti ci considerano dei ‘morti di fame’.
È vero che generalmente nelle scuole è scomparsa l’idea di autorità, ma ciò è la logica conseguenza di quanto si verifica precipuamente nelle famiglie.
Ogni governo vuole influire sul sistema scolastico, ma nessuno contribuisce a porre davvero al centro del dibattito politico il valore dell’insegnamento e della cultura, perché nella società di oggi la cultura non è più un valore: “con la cultura non si mangia”. Il ruolo degli insegnanti è di conseguenza screditato e talvolta fatto bersaglio anche di aggressione ideologica.
A tutto ciò aggiungiamo il fatto che lo stipendio è “piccolo” ed anche ciò incide non solo sul prestigio sociale, ma anche sulla scelta della professione da parte dei «cervelli» migliori.
Una volta il “maestro”, insieme al medico condotto ed al maresciallo dei Carabinieri, era un “personaggio” con notevolissima importanza all’interno della società.
Oggi il docente è poco considerato anche dai genitori, che spesso si arrogano il diritto di contestazione, con una perdita di autorevolezza anche della stessa istituzione scolastica.
C’è poco stima, scarsa considerazione e valorizzazione, il docente è vissuto come mero erogatore di prestazioni e pertanto tanto vale sostituirlo con un computer e l’intelligenza artificiale.
Se non si opta per quest’ultima soluzione allora è arrivato il momento di dire BASTA, la misura è colma da tempo, BASTA!
Basta con la scuola buonista che si dimentica di educare!
Basta all’ipertutela dello studente!
Basta al “perdonismo” diffuso e deleterio!
Basta con le intimidazioni|
Basta ai genitori bulli che intervengono in modo violento a difesa dei figli!
Si è perso molto tempo, troppo, sulla degenerazione della violenza all’interno delle aule scolastiche e quindi è proprio arrivato il momento di passare dalle parole ai fatti e agire con misure concrete.
Si è in una situazione di emergenza e pertanto c’è solo un imperativo categorico: reagire tempestivamente con decisione e fermezza per invertire drasticamente la rotta rispetto a una deriva alquanto pericolosa e profondamente diseducativa che appare oggi inarrestabile: pugno di ferro contro chi aggredisce o oltraggia docenti e ATA, perché “Chi tocca un docente, tocca lo Stato”.
Contro i gravi episodi di bullismo e le aggressioni contro i docenti è necessario ripristinare l’espulsione degli alunni da tutte le scuole d’Italia e non permettere loro di entrare più in una scuola.
Necessaria è anche l’iniziativa dei ministri Valditara e Nordio per fermare il preoccupante fenomeno delle aggressioni contro il personale scolastico e per restituire agli insegnanti la dignità e l’autorevolezza perduta e ripartire dal merito e dalla disciplina: introdurre l’arresto in flagranza.
Ma come per i medici occorre che la fragranza sia “differita”.
Non siamo mai interpellati o coinvolti in alcuna iniziativa che riguardi la scuola. Per una volta facciamoci sentire, chiediamo al governo e ai ministri di essere veloci nell’approvare le nuove norme.
Per far sentire la nostra voce basta un click. Inviamo al Governo questa mail:
MELONI_G@CAMERA.IT
Chiedo il ripristino dell’espulsione degli studenti violenti da tutte le scuole d’Italia e l’introduzione dell’arresto in flagranza (anche differita)” di reato.
Più siamo, più contiamo e più “cresciamo”.
Il Segretario Provinciale Snals Milano – prof. Giuseppe Antinolfi