Non passa giorno senza che le cronache raccontino atroci vicende di bullismo che sconfinano, ormai sempre più spesso, in crimini efferati. Molti si chiedono come sia possibile che casi del genere sfuggano alla percezione delle persone vicine, familiari, insegnanti, amici. Spesso è proprio la vergogna della vittima a coprire gli aguzzini. Può essere utile fornire alcuni strumenti per capire se nostro figlio è coinvolto in dinamiche che hanno a che fare con il bullismo. Tuttoscuola propone la traccia fornita dall’opuscolo diffuso da Telefono Azzurro contro il bullismo.
Quali sono allora i segnali da cogliere per capire se vostro figlio è vittima di bullismo? Oltre ai segnali esterni – ematomi o contusioni, oggetti personali rotti o scomparsi – esistono anche segnali fisiologici come la carenza di energie, problemi legati al sonno, la modifica delle abitudini alimentari, e segnali comportamentali: il controllo ossessivo di cellulare, computer, tablet, la tendenza ad essere introverso, l’aggressività. A scuola poi si registra spesso un calo improvviso del rendimento, il rifiuto di andare a scuola, il calo delle uscite con i coetanei.
Una volta individuato il problema come bullismo, ed escludendo che la situazione nasca da altre problematiche familiari – una su tutte, la separazione dei genitori – Telefono Azzurro fornisce anche una lista di comportamenti utili per i genitori o gli adulti di riferimento:
• Dite al ragazzo di non reagire: è esattamente quello su cui il bullo conta.
• Tenete un registro: raccogliete quante più informazioni possibile riguardo a quanto avviene e al bullo, così da poter esaminare al meglio la situazione. Se le molestie avvengono online, raccogliete prove fotografando, stampando e copiando le schermate dei messaggi incriminanti.
• Cercate aiuto: a volte, oltre a chiedere l’aiuto dei genitori, i ragazzi potrebbero sentire il bisogno di rivolgersi a persone terze. In questi casi, l’aiuto di uno psicoterapeuta esperto può essere prezioso. È quindi importante che vostro figlio sappia a chi può chiedere un aiuto.
• Ampliate il campo di amicizie e interessi di vostro figlio: incoraggiate vostro figlio a sviluppare amicizie al di fuori della sfera scolastica, e a partecipare ad attività che aiutino a rinforzarne l’autostima e la consapevolezza di sé (come ad esempio recitazione, danza, arti marziali, sport di squadra, associazioni giovanili di quartiere).
• Aiutate vostro figlio a coltivare le proprie competenze affettive e socio-relazionali: aiutatelo, ad esempio, a lavorare sulle sue capacità di reazione e di ripresa, a trarre lezioni dagli ostacoli che incontra nella vita quotidiana, a fronteggiare circostanze sfavorevoli e a sviluppare strategie di risposta efficaci.
• Allertate la Polizia: se l’aggressione assume caratteristiche più gravi e allarmanti, degenerando ad esempio in episodi di violenza, ricatto o tentata estorsione, o sfociando in episodi di autolesionismo o di tentato suicidio, non esitate a rivolgervi alle autorità.
• Partecipate alle attività scolastiche volte a contrastare il bullismo.
Oltre all’insegnante, anche i babysitter possono fungere da figure di supporto al genitore e aiutarlo a fronteggiare la situazione. Qualora si ritenga che effettivamente il bambino possa essere vittima di bullismo, il sito babysits indica una serie di precauzioni da prendere.
La prima reazione di un genitore – spiega il blog di babysits – potrebbe essere di rabbia e tristezza allo stesso tempo: nessuna mamma o papà vorrebbe vedere i propri figli soffrire. Ma prima di pentirsi di alcune reazioni impulsive, è bene capire bene quale sia il problema:
- parlatene con i vostri figli. Il dialogo è fondamentale nel rapporto genitori – figli, specialmente in questa circostanza. Apritevi con loro e cercate di capire quali sono i loro timori;
- non incitateli alla violenza perché complicareste le cose. Combattere l’odio con altro odio non è mai la soluzione giusta;
- consigliate loro di ignorare i bulli. L’indifferenza è un’arma da non sottovalutare. Una persona prepotente, solitamente, prova maggiore piacere a provocare qualcuno che sa che reagirà male;
- alcune situazioni sono più complicate di altre. In tal caso, quando il dialogo non basta, potete rivolgervi ad una figura professionale che vi potrà dare il supporto che necessitate.
In alcuni casi, può succedere che i bambini si chiudano totalmente in se stessi. Spesso si vergognano addirittura di condividere questo brutto momento con qualcuno, specialmente coi propri genitori. Non sottovalutate, quindi, il loro comportamento; andate a parlare con gli insegnanti o con un loro amico fidato per capire quale sia il problema.
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NICOLETTA APPIGNANI