Lo spettro del distanziamento e della didattica a distanza aleggia anche sul prossimo anno scolastico. Il ministro dell’istruzione, Patrizio Bianchi, ripete che «a settembre la scuola sarà in presenza per tutti» «senza se e senza ma», il Cts, il comitato tecnico scientifico, continua a predicare prudenza: non ci sono gli estremi per dire a livello nazionale che le regole anticontagio adottate lo scorso anno possano essere allentate, ha detto a fine giugno.
Ma per Bianchi il dato delle vaccinazioni deve portare a rimodulare soprattutto la misura sul distanziamento di almeno un metro in classe che lo scorso anno ha costretto allo sdoppiamento di classi e alla frequenza a metà degli studenti tra Dad e presenza. Bianchi ha chiesto così al Cts una precisazione visto «che ha dato un parere sul ritorno a scuola senza considerare le vaccinazioni, dato che le vaccinazioni stanno andando avanti noi chiederemo che formuli anche questa ipotesi».
Ieri la nuova riunione del Cts, che ha precisato che solo in condizioni di sicurezza si potranno decidere caso per caso allentamenti. Ma quali sono le condizioni di sicurezza non è detto, anche a causa della estrema eterogeneità delle situazioni sul territorio e dell’evoluzione continua dell’epidemia.
Nella precedente riunione il Comitato aveva concordato che è verosimile che l’elevata copertura vaccinale nella popolazione generale porti ad una significativa riduzione della diffusione dell’infezione da SARS-CoV-2. La vaccinazione degli operatori scolastici e dei minori insomma dovrebbe ridurre ulteriormente le opportunità di contagio in ambito scolastico.
Tuttavia, evidenziano i tecnici, «al momento non è possibile quantificare la compliance nei confronti della vaccinazione e le coperture vaccinali che avranno avuto corso a settembre nei minori. Inoltre», si legge nel verbale, «anche per questioni correlate alla privacy e all’inesistenza dell’obbligo vaccinale (anche per i minori), sembra poco plausibile l’uso della certificazione verde nel contesto scolastico per la modulazione delle misure di intervento».
In tutta Italia ad essere completamente vaccinate sono 1.063.903 persone tra docenti e personale scolastico, il 72,86% del totale dei lavoratori, con una sola dose l’85,19%. Restano fuori circa 216mila dipendenti scolastici, con situazioni molto diverse sul territorio. «Ci sono almeno 8-9 regioni in ritardo», ha detto nei giorni scorsi il generale Francesco Paolo Figliuolo, commissario straordinario all’emergenza. Se il Lazio veleggia verso il 199%, in Sicilia è coperto dal vaccino meno di un docente su due, il 49,36%. Peggio ha fatto la Liguria: il 37,67%. Ritardi in Calabria (56,30%), Sardegna (62,75%), Umbria (66,69%), Piemonte (63,67%), Emilia-Romagna (68,49%).
Tenendo presente poi che i lavoratori della scuola vaccinati in una regione non coincidono esattamente con quelli che vi lavorano a causa del fenomeno dei trasferimenti e delle supplenze. «Occorre accelerare», ha scritto Figliuolo alle regioni perché considerino la categoria della scuola «prioritaria», « riservandole corsie preferenziali anche presso gli hub vaccinali» e «coinvolgendo anche i medici competenti per sensibilizzare la comunità scolastica in maniera ancor più capillare».
da ItaliaOggi
Alessandra Ricciardi