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La scuola media peggiora: docenti “anziani”, più precari, poco valorizzati e in difficoltà con la didattica. Il rapporto della Fondazione Agnelli

In Italia, gli alunni della scuola media (sistema scolastico nato nel 1962) imparano meno dei loro coetanei in Europa: in tre anni di medie peggiorano i risultati ottenuti alla primaria e solo al 10% piace frequentare le lezioni. La maggior parte dei docenti sono precari, soprattutto gli insegnanti di sostegno (60%).

RAPPORTO

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“Rispetto a dieci anni fa, quando pubblicammo il nostro primo Rapporto, la situazione della scuola media non è migliorata: gli apprendimenti restano insoddisfacenti, i divari territoriali e le disuguaglianze sociali sono ancora più evidenti, i docenti non sono meglio formati né la didattica è stata rinnovata, rimanendo molto tradizionale”.

Così Andrea Gavosto, direttore della Fondazione Agnelli, ha spiegato in sintesi il senso del Rapporto scuola media 2021, che è stato presentato oggi ai media.

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“Nei prossimi mesi – se la pandemia darà tregua – sarà necessario riportare la secondaria di I grado al centro dell’attenzione pubblica per farle ritrovare una missione che garantisca efficacia ed equità: consentire a tutti gli studenti di acquisire apprendimenti di qualità, fare crescere la loro capacità di studiare in autonomia, orientare a scelte più consapevoli degli studi successivi”.

Curato da Barbara Romano, in collaborazione con gli altri nostri ricercatori, è il primo rapporto in formato interamente digitale che la Fondazione Agnelli ha realizzato (il design, lo sviluppo digitale ed editoriale sono stati affidati e realizzati da Dataninja).

L’obiettivo è, infatti, di parlare non solo agli esperti, ma a un pubblico più ampio, fatto di persone nella scuola, ma anche di famiglie. Grazie a elaborazioni sui dati Invalsi del 2019 (relativi alla situazione pre-pandemia, non condizionati dal Covid), il Rapporto offre un quadro ancora più nitido di come e quando si manifestino le disuguaglianze sociali e i divari soprattutto territoriali, con effetti negativi sugli apprendimenti.

I risultati del Rapporto: gli studenti

A distanza di 10 anni, la qualità degli apprendimenti degli allievi di secondaria di I grado resta critica, inferiore non solo a gran parte degli altri paesi avanzati, ma anche ai livelli che ci si poteva attendere sulla base dei risultati alla primaria. Il Rapporto segnala, ad esempio, come nelle ultime rilevazioni internazionali TIMSS (matematica e scienze) gli apprendimenti in matematica degli studenti italiani siano sempre ampiamente sopra la media internazionale in IV primaria, ma in III media scendano decisamente al di sotto della media.

I risultati del Rapporto: i docenti

Le difficoltà degli studenti in larga misura si spiegano con quelle dei loro docenti: molte criticità che già 10 anni fa ostacolavano i docenti di scuola media risultano, infatti, confermate o aggravate. Nell’a.s. 2020-21 erano 202.000 i docenti della secondaria di I grado (a tempo indeterminato e determinato), circa il 13% in più del 2011 (nello stesso periodo la popolazione studentesca alle medie è scesa del 3%).

Poiché il numero di docenti di ruolo è rimasto quasi invariato (144.000 mila nel 2011, l’anno scorso poco più di 142.000), l’incremento si deve interamente alla crescita dei docenti precari: gli incarichi annuali o ‘fine al termine delle attività didattiche’ erano circa 35.000 (19%), l’anno scorso quasi 60.000 (30%). In particolare, nell’a.s. 2020-21 era drammatica la percentuale di precari nel sostegno (60% del totale del sostegno).

A dispetto delle attese, nonostante le numerose assunzioni in ruolo della legge della Buona Scuola del 2015 e il recente aumento dei pensionamenti, non si è verificato in questi anni il ringiovanimento dei docenti di ruolo della secondaria di I grado che auspicavamo nello scorso Rapporto: l’età media era poco più di 52 anni nel 2011, ora è poco meno. Mentre 1 docente su 6 ha 60 anni e oltre, coloro che vanno in cattedra prima di 30 anni sono invece un minuscolo drappello: 1 su 100.

Infine, “crediamo necessaria un’estensione del tempo scuola alla secondaria di I grado, con la scuola del pomeriggio come scelta ordinamentale. Tempi più lunghi e distesi favoriscono le pratiche didattiche orientate a percorsi di apprendimento individualizzati e quelle attività (sportive, artistiche ed espressive”.