L’OCSE, con il tradizionale Rapporto annuale Education at a Glance ha presentato, anche per il 2022, informazioni e dati sullo stato dell’istruzione nel mondo. Tra questi, anche i dati sulla spesa per l’Istruzione e quelli sulle retribuzioni dei lavoratori che operano nel settore. La pubblicazione del Rapporto ha avuto grande eco nei media, soprattutto per i dati assai preoccupanti che vedono la spesa italiana per l’Istruzione inferiore del 20% alla media degli altri Paesi, ma non sono mancati commenti e sottolineature per i dati relativi alle retribuzioni.
In riferimento a questi ultimi ha avuto grande risalto un articolo pubblicato il 9 ottobre scorso sul quotidiano on line La Repubblica relativo al confronto tra le retribuzioni italiane dei dirigenti scolastici e quelle dei docenti.
Occorre al riguardo precisare che i dati presenti nelle tabelle del Rapporto OCSE (per l’Italia retribuzione annuale lorda espressa in dollaro US dei docenti pari a 40.008/45.870, a fronte di una retribuzione media dei dirigenti scolastici di 101.937) non corrispondono ai valori reali delle retribuzioni nei Paesi OCSE ma sono l’esito di un’operazione di conversione degli stipendi effettuata utilizzando gli indicatori delle parità di potere d’acquisto (PPA) tratti dalla banca dati OCSE.
Il risultato è pertanto un dato virtuale, espresso in dollari US e non in euro, attraverso il quale si può effettuare il confronto tra le retribuzioni dei diversi Paesi, altrimenti impossibile, viste le profonde differenze esistenti non solo nel potere di acquisto ma anche nelle aliquote fiscali e retributive applicate nei diversi Paesi.
Relativamente ai dirigenti scolastici italiani la retribuzione media effettiva, tenuto conto delle diverse fasce di complessità delle scuole che incidono sulla retribuzione con importi diversi nelle diverse tra le regioni, oscilla tra circa 60.000 e 70.000 euro lordi annui, comprensivi delle retribuzioni di risultato che però i dirigenti non ricevono in alcuni casi dal 2016. Pur riconoscendo l’assoluta inadeguatezza delle retribuzioni dei docenti italiani rispetto ai colleghi europei e richiamando le forti criticità retributive tuttora presenti nelle retribuzioni dei dirigenti scolastici, non ultime le consistenti differenze stipendiali tra una regione e l’altra, evidenziamo quanto il confronto presentato nell’articolo sia metodologicamente sbagliato e fuorviante, perché si tratta di ruoli e profili che non è possibile confrontare, che attengono a professioni profondamente diverse, anche se svolte nell’ambito delle istituzioni scolastiche.
Anche il confronto tra le retribuzioni dei dirigenti scolastici italiani con i capi di istituto degli altri Paesi deve tenere contro della grande variabilità rispetto alle responsabilità ad essi attribuite. Ci sono infatti ordinamenti scolastici in cui i capi di istituto, mantenendo l’attività di insegnamento, esercitano temporaneamente compiti di coordinamento educativo e gestionale (e in questo caso mantengono lo stipendio da docenti a cui si aggiunge un’indennità per le ulteriori funzioni che svolgono), altri ordinamenti scolastici in cui, come in Italia, quella del dirigente scolastico è una carriera indipendente da quella del docente a cui si accede per concorso e che implica l’assunzione di responsabilità dirigenziali sul versante organizzativo, amministrativo, finanziario-contabile.
I dati OCSE sono dunque molto utili ma vanno letti e commentati con grande attenzione, evitando di farne uno strumento di disinformazione e un elemento divisivo all’interno della comunità educante.
Roma, 11 ottobre 2022
FLC CGIL Roberta Fanfarillo
CISL Scuola Paola Serafin
UIL Scuola RUA Rosa Cirillo
SNALS Confsal Giovanni De Rosa