Il primo settembre scorso 23 nuovi dirigenti scolastici hanno preso servizio negli istituti scolastici di Milano e provincia.
A loro va un sincero benvenuto e le congratulazioni per la nomina, che costituisce l’inizio di un’altra nuova e importante tappa del loro percorso professionale in un periodo particolarmente difficoltoso.
Da un giorno all’altro eccoli inseriti in tutt’altra realtà, eccoli iniziare un nuovo viaggio subito in salita, ricordando le parole del Poeta: “Per me si va ne la città dolente”. Addio ad una vita serena, tranquilla e senza preoccupazioni.
Il sociologo Massimo Cerulo precisa: “Il dirigente scolastico è la chiave di volta della scuola dell’autonomia: l’elemento portante del lavoro e delle attività di un istituto scolastico e insieme il punto di equilibrio dei diversi fattori e forze che agiscono al suo interno”. Per questo la normativa vigente gli attribuisce “autonomi poteri di direzione, coordinamento e valorizzazione delle risorse umane” e ciò presuppone quindi l’assunzione di notevoli responsabilità penali, civili e amministrative, perché il mondo della scuola versa in una crisi profonda, è attanagliato da mille problemi che comportano impegni gravosi, grattacapi. Il dirigente scolastico è stato paragonato al capitano di un vascello che veleggia nel mare in acque più o meno tranquille a seconda del territorio di riferimento, ma J. Conrad ammonisce: “Il mare non è mai stato amico dell’uomo, semmai complice della sua inquietudine.”
Il primo anno di lavoro sarà una prova dura, stressante. Occorre capire le persone con cui ci si relazionerà, le loro attitudini e competenze professionali, senza qualsiasi pregiudizio di sorta, cercando il dialogo e un confronto sincero e leale, perché il lavoro del dirigente scolastico è basato soprattutto sulle relazioni umane.
Anni fa in un corso di aggiornamento per dirigenti scolastici organizzato dall’ Associazione Nazionale Presidi (ANP) si consigliava di evitare di “avere le mani legate rispetto ai docenti contrastivi”.
Ci si dimentica che spesso le critiche schiette e sensate non rappresentano il tentativo di ostacolare il lavoro altrui: sovente aiutano a evitare di ripetere gli errori, aiutano a crescere, a migliorarsi e a migliorare l’ambiente lavorativo e professionale. La critica costruttiva e competente rappresenta un contributo al miglioramento e al buon andamento dell’istituzione scolastica.
Questa stessa “casta” auspicava che il dirigente scolastico assumesse la funzione esclusiva di un “manager”, ma, nonostante le incombenze amministrative e burocratiche, il suo vero ruolo è soprattutto quello del leader educativo (anche se il tempo materiale per farlo è poco), garante dell’efficacia e del rinnovamento dell’azione pedagogica, del miglioramento dei tassi di apprendimento, della riduzione dell’abbandono scolastico, ecc.
I Dirigenti scolastici una volta per tutte dovrebbero abbandonare la velleità di indossare le vesti di manager dell’azienda-scuola che dà direttive agli operai-insegnanti e rivolgere la loro attenzione e le loro energie alla didattica. C’era una volta il direttore didattico, c’era una volta il preside. Che nostalgia!
Di fronte a questa “città dolente” che è la scuola però non si scappa, bando al “Lasciate ogne speranza, voi ch’intrate”. Le difficoltà si affrontano con determinazione, senso del dovere ed anche una certa dose di rassegnazione, perché inevitabilmente ogni giorno avrà la sua pena.
Addio alla comprensione, alla condivisione: spesso capiterà di dover prendere decisioni difficili, nella solitudine e nella sordità e insensibilità generale. A volte perciò si incappa nell’ingratitudine o, peggio ancora, succede di essere osteggiati. Per sua natura il dirigente vive una grande solitudine, è un uomo solo al comando, ma non tanto nel senso che è il solo ad aver tanto potere bensì per il carico di responsabilità che gli gravano sulle spalle. Per cui occorre: capacità gestionale, mediazione, essere un interlocutore affidabile e competente. E per non partire col piede sbagliato si combatta il fantasma dell’onnipotenza, evitando di soffrire della sindrome di Argo Panoptes, ossessionati cioè dall’idea di dover controllare tutto.
Argo “colui che tutto vede”, un personaggio della mitologia greca simbolo del controllo ossessivo, era dotato di cento occhi e quando dormiva ne chiudeva soltanto cinquanta per volta per continuare a controllare quello che gli accadeva intorno. Spesso anche il Dirigente Scolastico ritiene di dover controllare tutto quello che accade nell’istituto che dirige ed allora ecco la mancanza di tempo per il suo doppio ruolo di leader educativo e manager.
Addio alla semplicità: il ruolo del dirigente scolastico è molto complicato perché “costretto” a recitare molti ruoli in cui l’umanità, l’ascolto e la pazienza sono doti indispensabili per creare un buon clima di lavoro nella scuola che dirige. Egli è costretto ad indossare diverse maschere: Uno, nessuno, centomila.
In un apposito studio il sociologo Massimo Cerulo osserva: “La figura del Dirigente Scolastico mi appare così come una matrioska, all’interno della quale vi sono tanti altri personaggi che vengono di volta in volta “recitati” da un soggetto multitasking, pur non avendo, in generale, né le competenze né il dovere di farlo: obtorto collo mediatore, counsellor, avvocato, investigatore, “esperto esterno”, pellegrino, questuante”.
Occorre capire e non giudicare, aiutare e non condannare, dare fiducia e non deprimere.
Viene spontaneo domandarsi: Ma chi ve l’ha fatto fare? Vale la pena perdere tutto, vita, famiglia, affetti, dignità…per imbarcarsi in un’avventura, certo appassionante, ma densa di responsabilità e certamente sottopagata?
Sì, vale la pena, perché nonostante tutto quella del dirigente scolastico è una professione entusiasmante in quanto si è artefici e garanti della qualità del percorso scolastico e del raggiungimento degli obiettivi formativi, si è coscienti che una scuola è efficiente solo se si riesce a fare squadra, pur nella differenziazione dei ruoli.
Buon lavoro, quindi, ai neo dirigenti scolastici, con la certezza che non dimenticheranno mai di essere stati anche loro docenti; l’esperienza da loro acquisita li aiuterà a “costruire” la scuola come una comunità formata di persone che rivestono un preciso ruolo, che “tutte” hanno una professionalità e soprattutto una dignità.
Il lavoro, l’impegno e la passione che ogni giorno “impegneranno” i nuovi dirigenti scolastici non potrà non far raggiungere i risultati da loro auspicati.
Con questa prospettiva auguro a tutti loro – uno, nessuno e centomila – un anno scolastico proficuo, vissuto in piena armonia, serenità e collaborazione.
Prionace Glauca