Dopo una estenuante attesa e una trattativa no-stop terminata all’alba di mercoledì 24 u.s. i sindacati sono riusciti a far modificare al governo il testo del progetto di autonomia differenziata riguardante la scuola presentato da Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna. La proposta portata dal Presidente del Consiglio Conte al tavolo delle trattative prevedeva che si tenesse conto delle istanze rivendicate dai governatori in merito alla regionalizzazione dei concorsi, all’assunzione degli insegnanti in ruoli regionali, alla differenziazione stipendiale. L’ azione congiunta dei sindacati maggiormente rappresentativi ha fatto sì che il governo si impegnasse a salvaguardare l’unità e l’identità culturale del sistema nazionale di istruzione e ricerca, assicurando un sistema di reclutamento omogeneo su tutto il territorio nazionale, compresi lo status giuridico del personale (che continuerà ad essere regolato dal CCNL) e la tutela dell’unitarietà degli ordinamenti statali. In sintesi la scuola è e rimarrà una istituzione nazionale.
L’altro aspetto importante per il mondo della scuola affrontato dai sindacati con il premier Conte e il Ministro Bussetti è stato l’argomento relativo agli stipendi del personale docente e del personale ATA.
Allo stato attuale, lo stipendio medio annuo di un docente e di un ausiliario è addirittura inferiore a quello percepito nel 2008. Da qui è partita la richiesta di aumentare gli stipendi quanto meno per recuperare l’inflazione prevista nel prossimo triennio, a cui dovrà seguire un irrinunciabile avvicinamento alle retribuzioni europee.
Tale rivendicazione è stata accolta dal governo con l’impegno di reperire nuove risorse economiche per il rinnovo del contratto già dal prossimo DEF, per programmare nel triennio 2020-2022 un recupero salariale che il Ministro Bussetti ha quantificato in << aumenti a tre cifre>>.
Sulla scorta di quanto promesso e seguendo le stime dell’inflazione gli aumenti nel triennio 2019-2021 dovrebbero superare i 100 euro di aumento o poco più. Ciò vuol dire che su uno stipendio medio annuo del personale scolastico l’aumento sarebbe di 1.260 euro circa l’anno con una previsione dell’inflazione nel triennio al 4,2%. Per tutelare gli stipendi dall’inflazione occorrerebbero 4,1 miliardi di euro netti e circa 6,8 miliardi lordi.
Per i sindacati rimane indispensabile recuperare anche il divario che esiste con le retribuzioni degli altri paesi europei.
Lo Snals ha chiesto e chiede con forza per tutto il personale della scuola, della ricerca e dell’AFAM un contratto che valorizzi le specifiche professionalità presenti nelle istituzioni scolastiche dell’autonomia.
Il prossimo contratto dovrà manifestare discontinuità rispetto ai precedenti, sia sul piano normativo, sia sul piano economico e ancor di più sull’impianto generale. Esso dovrà essere sostenuto da un adeguato piano pluriennale di finanziamenti e da organici funzionali di istituto, tali da rendere effettiva la possibilità di realizzare un piano triennale dell’offerta formativa realmente rispondente alle esigenze del territorio, realizzando così anche le istanze delle regioni.
Si spera tanto che alle parole e alle enunciazioni d’intenti, da parte del governo, corrispondano i fatti. A questo punto, per i sindacati, non resta che avviare quanto prima gli incontri dei tavoli tecnici per dar vita a quanto nell’intesa governo/sindacati è stato riportato e sottoscritto. Il primo incontro è stato fissato per i primi giorni di maggio.
E, come si suol dire, anche questa volta… la speranza è l’ultima a morire.
Milano 26 aprile 2019
Giuseppe Antinolfi Segretario provinciale Snals-Confsal di Milano Trasmissione di RAI Radio 1 "TUTTI IN CLASSE": Ospiti: Salvatore Giuliano, sottosegretario al MIUR - Elvira Serafini, Segretario Generale SNALS - Marcello Pacifico, presidente ANIEF - Andrea Aiello, docente - Alessandro Barca, docente .