Nei giorni scorsi il tribunale di Genova ha inflitto 12 mesi di sospensione ad Anna Rita Zappulla, dirigente scolastica di una scuola di Imperia, che nel mese di aprile era stata arrestata per aver usato l’auto di servizio della scuola per i suoi spostamenti personali, non solo fuori città, ma anche fuori regione e oltre confine. Al momento in cui è stata fermata a Ventimiglia con l’auto della scuola, una Toyota Corolla, la prof.ssa Zappulla dichiarò agli agenti: “Io sono un dirigente, posso autogestirmi”, quasi a voler ripetere la celebre battuta di Totò: “Lei non sa chi sono io”.
Quello però che più sorprende e sconcerta in tutta la vicenda non è l’illecito della dirigente scolastica, bensì le affermazioni del Giudice:
<< Il Giudice, come riferisce l’Ansa, ha affermato che la dirigente scolastica in questione avrebbe agito sulla base di una concezione “feudale” della scuola, con collaboratori e dipendenti costretti a porsi come “fedeli vassalli”. La summenzionata concezione si evince dalla revoca, il giorno dopo la scarcerazione, dell’incarico al primo collaboratore che aveva denunciato la stessa. “Evidentemente – scrive il giudice – l’indagata è convinta” che i “fedeli vassalli” siano “degni di immediata punizione non appena mostrino di non condividerne le aspettative”. Quanto all’uso dell’auto della scuola, per il Tribunale del Riesame la dirigente “si è comportata come la reale proprietaria se è vero che chi avesse voluto utilizzarla avrebbe dovuto preventivamente fare i conti con le di lei esigenze personali”.>>
Tale modus operandi è proprio di chi concepisce la funzione del dirigente scolastico come quella del preside-sceriffo, del padre-padrone della scuola che dirige: spetta a lui proporre il piano dell’offerta formativa, chiamare i docenti che gli pare, assegnare le supplenze, valutare i docenti pur non essendo un esperto nelle varie discipline, decidere chi siano i docenti migliori e premiarli, nominare i suoi collaboratori.
È il modello dirigenziale renziano, quello propugnato dalla becera Buona Scuola, il modello del preside manager che piace tanto all’Associazione Nazionale Presidi (ANP), che sollecita nei dirigenti scolastici la frenesia di onnipotenza, che fa sì che essi si ritengano dei perfetti sceriffi scolastici animati da uno spirito arrogante e antidemocratico.
Ricordate il contenuto del PDF prodotto, diffuso ed utilizzato dall’ANP durante i seminari di aggiornamento dei Dirigenti scolastici sulle linee-guida del PTOF (Piano Triennale dell’Offerta Formativa)?
- Manifesta contrarietà alle prerogative degli organi collegiali;
- Il PTOF va portato in Collegio Docenti “quando vi siano le condizioni per raccogliere il consenso” per “una discussione da contenere quanto più possibile” ed “evitando mozioni di tipo ostruzionistico e comunque illegittime”;
- Al Consiglio di Istituto spetta il compito di “approvare” il PTOF e ciò “potrebbe significare che può modificarlo”; “si tratta di un evento da evitare con ogni cura”; “il Dirigente avrà preparato accuratamente la delibera” “che sostanzialmente dovrà essere una ratifica”.”
- NON AVERE LE MANI LEGATE RISPETTO A DOCENTI CONTRASTIVI”;
- Nella preparazione del piano dell’offerta triennale i dirigenti scolastici devono osservare il cosiddetto “principio dei Marines: don’t ask don’t tell (non chiedere, non dire)”.
Sorge allora un dubbio: l’ANP nel delineare la figura del dirigente scolastico si è forse ispirata al “passato”? Ha preso per modello quanto stabilito dall’art. 27 del Regio Decreto 6 maggio 1923, n. 1051?
Per l’ANP il dirigente scolastico ha una connotazione “autoritaria”, contraria alla logica della collaborazione, della corresponsabilità e della valorizzazione di tutte le componenti, un moderno ducetto sempre pronto a proclamare la propria volontà.
Per lo SNALS invece il vero ruolo del dirigente scolastico è ben diverso, perché la delicata funzione che svolge esige che egli non sia dispotico ed autoritario. Egli deve certamente avere tutta l’autorevolezza necessaria per potenziare al massimo l’autonomia scolastica, ma la svalutazione del ruolo del collegio dei docenti sui temi didattici ed educativi di fatto rischia di cancellare e/o vanificare “la libertà d’insegnamento” garantita dalla Costituzione.
Una leadership autorevole esercita il potere senza abusi, governa la scuola sfruttando le potenzialità educative al suo interno mediante il dialogo, il confronto e la compartecipazione ed è proprio il ruolo che interpretano i dirigenti scolastici che aderiscono ai valori che sostanziano la stessa identità dello Snals-Confsal: la libertà di insegnamento, l’autonomia, la collegialità, la dignità professionale e il prestigio sociale del personale.
È l’invito che fa Mariapia Veladiano, scrittrice e dirigente scolastico: “Fare il preside è un servizio alla comunità civile. Che almeno la scuola sia un luogo in cui si rende visibile ai ragazzi che collaborare è più bello (e giusto) di obbedire”.
Milano 20 maggio 2019
Giuseppe Antinolfi
Segretario Provinciale
SNALS CONFSAL di Milano