Nei giorni scorsi la cronaca ci ha segnalato il caso dell’insegnante di una scuola elementare della provincia di Pavia che avendo visto i lividi sulle gambe di una sua alunna che piangeva spesso in classe ha denunciato i presunti maltrattamenti alle forze dell’ordine, dopo che la dirigente scolastica avvertita più volte della situazione non aveva ritenuto di intervenire. La maestra è stata punita per aver violato il segreto d’ufficio e aver arrecato un danno d’immagine all’istituto: sospensione per un giorno, senza retribuzione. Il tribunale di Pavia, a cui si era rivolta la maestra, ha però revocato la sospensione e invitato la dirigente scolastica a restituire alla donna la mancata retribuzione.
«Il provvedimento della dirigente scolastica mi ha ferito molto – commenta l’insegnante –, perché ha messo in discussione la mia professionalità e soprattutto sembra spingere gli insegnanti a farsi gli affari propri». «La bambina era in pericolo e si doveva agire. Dobbiamo sempre aspettare le tragedie?», si domanda.
La maestra, intuendo la sofferenza della bambina, aveva deciso di agire visto che le sue segnalazioni erano inutili e dopo che si era verificato un episodio più grave dei precedenti: il giorno dopo aver preso un 6 in un’interrogazione, perché non era molto preparata, la bambina era arrivata a scuola con lividi sulle ginocchia, raccontando di essere caduta in avanti, picchiando a terra appunto le ginocchia, perché il padre l’avrebbe sculacciata con tanta violenza da farla cadere.
La violenza nei confronti dei bambini è un’infamia disumana e inaccettabile, sempre, comunque e dovunque!
Come è possibile tacere di fronte alle sofferenze di un bambino picchiato, maltrattato, umiliato?
Come è possibile far finta di non sapere, volgendo lo sguardo da un’altra parte, di fronte al pianto straziante di un bambino?
Come è possibile restare insensibili di fronte ad un bambino con gli occhi spalancati per il dolore (non solo fisico) e la paura?
Come è possibile restare impassibili di fronte ad un bambino che implora aiuto con gli occhi annegati di lacrime?
Come è possibile accettare l’angoscia di un bambino indifeso di fronte alla violenza di un adulto?
Eppure è successo e, cosa più incredibile, proprio in una scuola, luogo dove si ha il diritto di essere difesi, protetti, tutelati, rispettati e amati. Inaudito che proprio chi ha il compito di educare le nuove generazioni abbia ritenuto spudoratamente di ignorare il diritto di una alunna di non essere triste, di vivere in un ambiente sereno. Di fronte a tanta infamia è un comportamento omertoso.
E perché fingere di essere all’oscuro della tragedia di un minore? Assurdo: “per salvaguardare l’immagine della scuola”! C’è da indignarsi, tanto più che si trattava di violenza domestica. L’immagine della scuola si salvaguardia non con il silenzio colpevole di fronte a tragedie di innocenza violata, ma al contrario intervenendo per consentire umanità, affetto, giustizia nei confronti di chi ha il diritto di essere protetto e vedersi riconosciuti i propri diritti fondamentali.
Anche questo silenzio è violenza, inaudita, inaccettabile e irraccontabile, che suscita indignazione, vergogna, ribrezzo, rabbia e ira.
Un plauso quindi alla Maestra di Pavia, che ha proprio fatto puntualmente il suo dovere di insegnante di educatrice. Altro che “violazione del segreto d’ufficio”! La Maestra, con la M maiuscola, non si è rassegnata alla reticenza della propria dirigente ed ha ritenuto di dover intervenire direttamente ascoltando la voce della propria coscienza e del proprio cuore, non tradendo la fiducia della propria alunna, accogliendo la sua implorazione di aiuto espressa col pianto. Ha agito con sensibilità e attenzione. Grazie, grazie di cuore.
Un solenne biasimo e deplorazione invece alla dirigente scolastica, perché chi non si oppone ai maltrattamenti di un bambino ne è colpevolmente complice. È lei che deve essere punita, ma non con un giorno di sospensione senza stipendio: licenziamento con disonore perché affetta dalla sindrome di alienazione educativa.
Milano 29 ottobre 2019
Giuseppe Antinolfi
Segretario Provinciale
SNALS CONFSAL di Milano