“Questa è una scuola di prestigio, non è come le scuole di montagna e voi non siete figli di contadini. Cinquanta euro sono un caffè a settimana. Sono certissima che le vostre famiglie si possono permettere di pagare i 50 euro” ha detto la preside durante un’assemblea autoconvocata dagli studenti, che contestavano anche la richiesta di denaro. Una frase che non è certo passata inosservata, ma che ha scatenato una vera e propria polemica.
Anche il sindaco Cateno De Luca è intervenuto dicendo: “Io stesso sono figlio di contadini e ho frequentato scuole di montagna. Queste affermazioni sono molto gravi, io non chiedo le sue dimissioni, ma ora giustamente chieda scusa”.
La dirigente, come riporta Nuovosud, ha però spiegato che la frase è stata interpretata male: “La frase incriminata è stata interpretata male, ed estrapolata dal contesto. Io stessa vengo da una famiglia umile e non mi sognerei mai di parlare delle famiglie più bisognose in modo dispregiativo. Ho chiesto 50 euro per ogni studente perché il nostro istituto avrebbe bisogno di parecchi lavori di ristrutturazione. Noi gestiamo un istituto prestigioso, e molto grande con 1500 studenti e 200 tra docenti e personale vario una scuola che ha cento anni e avrebbe bisogno di diversi lavori di messa in sicurezza. Per questo mi sono permessa di chiedere aiuto alle famiglie degli studenti“.
“Sono responsabile della sicurezza degli studenti e ho a cuore la loro salute – ha aggiunto la dirigente – non posso rischiare che accada qualche grave incidente“.
L’intervento del Sottosegretario De Cristofaro
“Dispiace leggere le affermazioni della Dirigente scolastica del liceo scientifico Seguenza di Messina, particolarmente spiacevoli nei toni come nei contenuti, che definiscono un’idea di scuola del tutto differente dal lavoro che fra tante difficoltà stiamo portando avanti” ha scritto De Cristofaro su Facebook.
“L’immagine della scuola di classe tratteggiata dalla preside siciliana – con un canyon a dividere aula di “montagna”, “filgi di contadini” e presunti istituti di élite – non è purtroppo un semplice inciampo di una dirigente, ma piuttosto – prosegue il sottosegretario – una realtà ancora molto presente nella nostra società.
Una visione certamente distante dal concetto di democrazia ispirato dalla nostra Costituzione e opposto al progetto di una scuola aperta e inclusiva a cui stiamo lavorando, ma non solo. Infatti l’idea della scuola di classe, di un’istituzione che favorisce o anche solo tollera differenze di possibilità e di qualità della formazione in funzione dell’ambiente di provenienza, è non solo intollerabile, ma finanche inefficace nel contribuire alla crescita economica e sociale di un Paese.
La nostra scuola e, insisto, la nostra democrazia si sono fatte forti della possibilità che il figlio dell’operaio, piuttosto che del contadino, potesse diventare dottore o ingegnere. Le affermazioni della Dirigente non sono semplicemente superficiali, – conclude De Cristofaro – ma ci mostrano come certe sfide, nella scuola come nella società, siano ancora campi aperti e come ogni giorno, con il nostro lavoro e con l’impegno di docenti e studenti, è necessario riaffermare con i propri comportamenti un’idea differente, in cui siano accolte tutte le differenze, ad eccezione di quelle di possibilità”.