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Snals - Segreteria Provinciale Milano

SINDACATO NAZIONALE AUTONOMO LAVORATORI SCUOLA

Vade retro… Sindacato!

Lettera in redazione

Nello scorso mese di marzo il Ministero dell’Istruzione con una apposita nota ha fornito alcune indicazioni operative per le attività didattiche a distanza.

Tutte le Organizzazioni Sindacali ne hanno chiesto l’immediato ritiro perché contenente modalità di organizzazione del lavoro che sono oggetto di contrattazione sindacale. Infatti si tratta di attività comportanti per loro stessa natura un carico di stress, oltre al fatto che prima di impartire le indicazioni non ci si è preoccupati neppure di verificare almeno sommariamente la reale disponibilità delle strumentazioni idonee.

È vero, siamo in una situazione di emergenza, ma ciò non può indurre a fare a meno del buon senso, non autorizza il ministero ad ignorare norme e contratti e ad emanare disposizioni che le attuali regole prevedono siano oggetto di relazioni sindacali, tanto più quando tali atti, oltre ad apparire illegittimi e inapplicabili, sono diffusi con toni poco democratici che non favoriscono certo un clima di collaborazione. Per ciascuno di noi, compreso il ministero, l’ANP e i dirigenti scolastici, ci sono diritti e doveri ben precisi da osservare.

La scuola non è una fabbrica o una caserma dove vige la rassegnazione, il mutismo, l’obbedienza cieca – pronta –  assoluta. Nella scuola vige ancora il principio filosofico cartesiano del “cogito ergo sum” e pertanto essa è un luogo dove si ha il diritto di esprimere il proprio pensiero, libero e incondizionato. Nella scuola tutti, compresi i sindacalisti, sono abituati a ragionare con la propria testa perché essa è la palestra di democrazia e di partecipazione.

Quindi non è accettabile l’autoritarismo del “lavora e sta zitto”, eseguendo pedissequamente quello che viene detto, senza la possibilità di esprimere il proprio pensiero critico. Il confronto con le parti sociali certamente avrebbe contribuito ad emanare una nota ministeriale più puntuale e ricca, senza il rischio di contenziosi su aspetti di natura giuridica e anche sindacale.

Ovviamente l’Associazione Nazionale Presidi (ANP) quando si tratta di “autoritarismi” è sempre presente, in prima linea e con solerzia ha difeso e difende la nota con cui il Ministero dell’Istruzione ha dato alle scuole indicazioni sulla didattica a distanza. Per l’ANP il contratto collettivo nazionale di lavoro può essere ignorato perché “le regole del tempo di emergenza non possono essere le stesse dei tempi ordinari”.

In ossequio alla doppia morale ciò però non vale per l’ANP, che ha sollecitato l’avvio al più presto delle contrattazioni integrative, l’avvio delle relazioni sindacali per la problematica dello stress lavoro correlato, ecc.

Ovvio, loro rappresentano la casta della scuola, mentre il restante personale può essere considerato “suddito di Sua Maestà”. Per i “sudditi” può essere abrogato un cardine della vita democratica quali sono i rapporti sindacali, cavillando tra organizzazione del lavoro, natura del lavoro, i suoi obiettivi, i suoi metodi.

L’emergenza sanitaria non può essere presa a pretesto per negare i diritti sindacali e quelli di natura costituzionale, per annullare la democrazia nella scuola ed instaurarvi posizioni dominanti e dispotiche.

Anche una decina di dirigenti scolastici [Amanda Ferrario, ITE Tosi, Busto Arsizio (VA) – Aluisi Tosolini, Liceo Bertolucci, Parma –  Laura Biancato, IIS Mario Rigoni Stern Asiago (VI) –  Alessandra Rucci, IIS Savoia Benincasa Ancona – Ornella Castellano IC Falcone Copertino Lecce – Alfina Bertè I.C. Giovanni XXIII Acireale (CT) – Daniela Venturi ISI Sandro Pertini Lucca – Antonio F. Pistoia, Polo Liceale Rossano (CS) – Patrizia Santini, IC Ai nostri caduti, Trezzo sull’Adda (MI) – Massimo Belardinelli, I° Circolo Didattico “S. Filippo” Città di Castello (PG) – Gabriella Benzi, IC Govone, Govone (Cuneo) – Raffaella Piatti, ICS di Fino Mornasco (CO) – Maria Vittoria Amantea, DS IIS Falcone-Righi, Corsico (MI) – Laura Lucia Corradini, IC Emanuela Loi – Mediglia (MI)] hanno scritto una lettera contro la richiesta sindacale, magari quale “bandierina da sventolare a fini di autopromozione o come fiore da appuntare all’occhiello”. Hanno stigmatizzato la richiesta dei sindacati della scuola inerente il ritiro della nota del Ministero, lanciando il loro “grido di dolore”: “Lasciateci lavorare! La scuola non è dei sindacati, è degli studenti”.

“Lasciateci lavorare”!  Con questa invocazione e supplica i “decisionisti in servizio permanente effettivo” vogliono che siano scrupolosamente osservati i rapporti gerarchici, vogliono rivendicare e far prevalere il proprio ruolo di comando, le proprie prerogative, il proprio autoritarismo. È la logica del “Qui comando io”, senza “una comune e condivisa assunzione di responsabilità da parte di tutti e di ciascuno.”

“La scuola non è dei sindacati”. Giusto, sacrosanto! Il compito dei sindacati è quello di tutelare i diritti dei lavoratori, specie nelle situazioni difficili quando le condizioni di lavoro possono diventare nocive. Ai protestanti soloni dirigenti (compresa pure l’ANP) ricordo che la parola sindacato deriva dal greco Sin (σύν = insieme) e Dike (δίκη = giustizia, diritto) e significa “Insieme per la giustizia, per il diritto”.

La scuola non è dei sindacati ma neppure dei dirigenti scolastici, a cui non è consentito trasformarla come fosse un’azienda con a capo un presunto manager imperioso ed autoritario!

Anche in una situazione critica e di emergenza come l’attuale vanno salvaguardati i diritti dei docenti di fronte ad iniziative unilaterali di un funzionario ministeriale o dei dirigenti scolastici “decisionisti in servizio permanente effettivo”.

Non si può non tener conto che i docenti possano non aver alcuna esperienza e competenza dell’uso della didattica tramite piattaforma digitale, che il PTOF tanto declamato dai dirigenti protestatari deve essere rimodulato nel Collegio dei docenti, che la didattica a distanza consente il contatto con gli studenti ma contemporaneamente discrimina chi non ha la strumentazione e le competenze necessarie per utilizzare l’informatica. Quali pari opportunità dà la scuola a questi soggetti?

La stessa senatrice Bianca Laura Granato, segretario della Commissione Istruzione, lamenta: “L’ultima nota ministeriale purtroppo non chiarisce numerosi aspetti, tipo la corresponsabilità di studenti e famiglie nella didattica a distanza, senza la quale non abbiamo alcun interlocutore ufficiale che divenga parte attiva del processo di apprendimento. Sicuramente ci sono nodi che il Ministero deve urgentemente sciogliere, a mio avviso: uno è quello di individuare una modalità per formalizzare l’impegno di docenti e studenti – con un passaggio da collegio docenti e consiglio d’istituto – quindi chiarire i doveri di studenti e famiglie, il terzo è sicuramente individuare un modo per definire anche il diritto alla disconnessione di tutte le parti”.

Alla luce di queste autorevoli osservazioni la richiesta sindacale non è certo fuori luogo e campata in aria, anche perché contiene aspetti sbagliati e illegittimi.

La scuola è degli studenti si afferma nella filippica degli zelanti dirigenti scolastici. Noi dello Snals lo abbiamo sempre affermato, prima di loro, specie di fronte a certi autoritarismi di qualche preside-sceriffo. Proprio perché la scuola è degli studenti (o meglio, è fatta per gli studenti) che i docenti con generosità non hanno staccato la spina, non hanno abbandonato i ragazzi a sé stessi, si sono fatti in quattro pur di mantenere il rapporto con i propri alunni, con o senza la didattica a distanza. Pur senza nessun alcun obbligo se non quello morale e professionale hanno lavorato ore ed ore per modificare la loro didattica, per cercare materiali audiovisivi, per correggere esercizi, per rispondere ai messaggi, ecc. Hanno pure rinunciato al diritto alla “disconnessione”, normato nell’ultimo contratto collettivo di lavoro, pur di garantire comunque il diritto all’istruzione dei propri studenti.

Tutta questa attività però è fonte di stress, perché l’impegno supera abbondantemente gli obblighi contrattuali in termini di orario e spesso comporta pure l’onere di dover trascurare la propria famiglia, le proprie esigenze personali. Il “Sindacato” non solo ha il diritto di intervenire, ma ha il dovere di non abbandonare il personale scolastico, per far sì che non sia vessato più del necessario e sia garantita la loro sicurezza. Ciò a difesa degli stessi studenti, bombardati di informazioni, compiti, messaggi e materiali, incatenati tutto il giorno ad un collegamento virtuale. Essi stessi lamentano un eccessivo carico didattico con la didattica online o via whatsapp, con il rischio di essere stressati in continuazione.

In molte famiglie poi si vive un clima di paura e di smarrimento, causato dalle difficoltà economiche e dall’isolamento sociale. E in alcune case c’è pure il dolore, dove si piange in silenzio con lo strazio nell’animo. “Un bel tacer non fu mai scritto”.

È ancora la senatrice Granato che avverte: “Questi aspetti sicuramente meritano un approfondimento e sarebbe opportuno anche fare preventivamente delle consultazioni veloci con sindacati, associazioni di famiglie e di disabili. Ritengo che in questa delicata congiuntura non sia opportuno lanciare sfide alle scuole ma dare strumenti certi per garantire i servizi essenziali per la formazione dei nostri studenti, senza provocare stress a nessuno, né a dirigenti, né a docenti, né a famiglie e né a studenti. Questo è l’unico atteggiamento positivo responsabile che mi sento di avallare, data la situazione”.

E’ dovere del Sindacato non permettere che i docenti siano obbligati ad adottare metodiche in alcuni casi ‘vessatorie’, è dovere del sindacato salvaguardare la loro salute fisica e psichica, e ciò proprio perché il sindacato è attento anche ai bisogni formativi degli studenti, che hanno la necessità del rapporto con i propri docenti per ricevere anche un sostegno emotivo. Questo non è ostruzionismo o irresponsabilità.

La scuola non è una azienda, come “qualcuno” auspica, ed è per questo che i dieci signori dirigenti scolastici accusano che la scuola sia “ostaggio di lobbies sindacali”. Certo, vogliono agire liberamente, non vogliono controlli, vogliono avere le mani libere, perché tutto deve girare attorno al super manager, perno del motore “scuola”.  Quindi: niente Sindacati, niente RSU, niente delegati sindacali, niente docenti contrastivi (vedasi ANP, slide n. 12: non “avere le mani legate” rispetto ai docenti contrastivi). Solo sudditi obbedienti. Nella scuola se c’è una “lobby” è proprio quella di “alcuni” dirigenti scolastici, simpatizzanti forse del “Credere, obbedire, combattere”.

È stato detto: “Ibi semper est victoria, ubi concordia est”. Ma la concordia la si raggiunge quando tutti i soggetti interessati sono coinvolti nelle decisioni, ciò che invece spesso non avviene in alcune istituzioni scolastiche.

In conclusione, quel messaggio “semplice” che per pregiudizio ideologico i dieci solerti dirigenti scolastici hanno rivolto ai sindacati va rimandato a loro stessi:

VERGOGNATEVI! (a caratteri cubitali, ndr) e abbiate la dignità di tacere. E “Lasciateci lavorare!”

Intelligenti pauca!

Prionace Glauca