In una intervista su Repubblica di qualche giorno fa Lucia Azzolina, ministro con demerito dell’istruzione, è tornata a parlare dei 32.000 docenti precari con almeno tre annualità di servizio, a cui ha negato un concorso straordinario che permettesse l’assunzione in tempi rapidi sulla base di titoli e servizio. Ha sostenuto che a scuola si entra con regolare concorso, pur comprendendo le richieste dei precari perché ha detto: “Io so cosa vuol dire essere precaria. Sono stata anch’io precaria”. Che impudenza! Che impertinenza! Che sfacciataggine! Che sfrontatezza! Affermare di conoscere i sacrifici che un docente precario fa “perché li ha affrontati” è veramente inaudito e vergognoso: parte dalla Sicilia nel 2009, ottiene subito una cattedra e nel 2014 ottiene l’incarico a tempo indeterminato. Ma quali sono allora i sacrifici dell’Azzolina precaria? I sacrifici sono quelli dei veri docenti precari che lei vuole buttare per strada a fine agosto.
Alla ministra Azzolina sta tanto cuore il merito e la trasparenza. Perché non se n’è ricordata mentre elaborava le sue tesi, tanto da essere accusata di averle in parte copiate? Perché non se n’è ricordata quando ha fatto proporre nel decreto Mille proroghe l’assunzione dei dirigenti scolastici non vincitori del relativo concorso, fra cui vi era lei stessa? Ha imparato subito la teoria della doppia morale.
Infine ancora una volta – Uffa che noia! – ricorda la sua esperienza da insegnante non precaria, che – poverina! – è partita – nel 2009! – con la “valigia di cartone” dalla Sicilia per raggiungere La Spezia. Dato che c’era, perché non è partita con la bisaccia emulando San Francesco?
Quante ne vuole far reggere pur di accaparrarsi quel consenso che non riesce ad acquisire con la sua sconquassata politica scolastica.
Ministro Azzolina, non cerchi di strumentalizzare la categoria di quei veri precari a cui lei sta togliendo diritti e dignità. Riprenda la sua “valigia di cartone” e se ne ritorni a casa!