Caos sul concorsone al Miur. Anche i Dsga facenti funzione sul piede di guerra. Il ministero scontenta tutti
Il tema è quello del concorso per Dsga nelle scuole italiane, ovvero i Direttori dei Servizi Generali e Amministrativi, ruolo centrale nel funzionamento della macchina scolastica. Sul concorsone si adombrano nubi che promettono tempesta sul ministro. Prima le proteste dei concorrenti per “l’anomala” bocciatura in massa in Lombardia, dove solo il 15% dei candidati sono stati ammessi all’ultima prova orale (leggi qui). Poi le ombre su presunte tracce comprate e anticipate ad alcuni candidati (leggi qui). E ora le lamentele dei Dsga facenti funzione, ovvero quelle persone che da anni svolgono il ruolo pur essendo assistenti amministrativi prestati alla causa.
Come raccontato dal Giornale.it, a margine del concorso si sono creati due schieramenti. Da una parte i concorsisti, dall’altra i facenti funzione. I primi accusano i secondi di “sotterfugi”, “pretese illegittime” e di fare “pressioni” sulla politica per ottenere il posto con un bando riservato, anche se non laureati. I secondi rivendicano invece la “professionalità” nata in tanti anni di mestiere, al di là del titolo posseduto. Tutti e due, comunque, concordano sulla gestione molto poco impeccabile del Miur. E c’è pure chi chiede che “la magistratura intervenga e si esprima”.
Quel che è certo è che a settembre, nonostante il concorso arriverà alle fasi finali, una gran parte dei posti Dsga d’Italia rimarrà vacante. Lo dice la matematica. Il concorsone prevedeva 2.004 assunzioni, più altri 601 contratti extra riservati a chi è già dipendente del ministero. Solo che in Lombardia ci sono più posti che idonei. E poi in totale ne servono più o meno 3.500. Quindi circa 8-900 scuole potrebbero restare a piedi. Come fare? L’ipotesi è che ci si rivolga ancora ai facenti funzione con contratti annuali, poi si vedrà. Solo che loro minacciano di non accettare l’incarico, almeno quelli che non sono obbligati dalla legge a farlo. Anche perché, dicono, spesso il ruolo garantisce uno stipendio (circa 1.450) inferiore a quello che guadagnerebbero con la progressione di carriera da “semplici” assistenti amministrativi. E così si rischia la paralisi.
Il grande caos del concorsone. Furia candidati sulla Azzolina
“Tanti di noi condividono la stessa sorte dei concorsisti – ci racconta un facente funzione, che chiameremo Michele – tanti di noi, laureati e con servizio, sono stati cassati in Lombardia. Chiaro che auspichiamo, nel rispetto assoluto dell’autorevolezza e della terzietà della commissione, che si faccia presto luce, specie innanzi alle illazioni già riportate nel vostro articolo di compravendita delle tracce”. Ma non ci stanno ad essere disegnati come il “motivo” della mannaia di bocciature. “La politica sono 20 anni che utilizza i facenti funzione. Se sono inidonei, vuol dire che è stata gestita male la scuola per tutto questo tempo?”.
“Tracce comprate, pressioni dei sindacati”. Quelle ombre sul concorsone
Il fatto è che sia il ministro Busetti (aprile 2019) che Fioramonti (ottobre 2019) avevano firmato intese con i sindacati per bandire un concorso riservato ai facenti funzione, compresi quelli che svolgono il ruolo da tanti anni ma non hanno la laurea. Per ora non se n’è fatto nulla. Da qui l’irritazione. “Il ministro Azzolina, quando era ancora paladina dei precari – dice Michele – in un incontro pubblico affermava: ‘Qual è quell’imprenditore che forma il proprio personale, magari lo forma anche bene, e dopo, nonostante ne abbia ancora bisogno, lo licenzia, in barba a qualsiasi concetto di continuità?’”. Domanda che ora le si ritorce contro. Il concorso riservato, sostengono i facenti funzione, sarebbe “l’unica strada che permette di non disperdere un’esperienza preziosa, maturata sul campo e nel pieno svolgimento del servizio”. Perché “il percorso, a volte lungo vent’anni, vale più della singola prova” .“Quello che chiediamo – conclude la Michele – è esclusivamente un concorso serio, ma non generalista, basato su titoli ed esami, che miri a misurare correttamente il diritto all’assunzione”. La querelle continua.