04/09/2018
E per assumere i vincitori del concorso già dal 2019, i 4 mesi di formazione diventano prova. Servono 50 milioni: Bussetti attinge dall’alternanza
Un altro anno ancora di reggenze non si può. È la considerazione che il ministro dell’istruzione, Marco Bussetti, ha fatto con i suoi tecnici: la funzionalità della scuola dipende anche dalla piena operatività dei dirigenti scolastici. E non è pensabile continuare a gestire il sistema con quasi 2mila scuole date in reggenza.
Visti i ritardi accumulati dal concorso per nuovi dirigenti, che vedrà i vincitori a pieno titolo solo nel 2020, la exit strategy messa a punto dai vertici di viale Trastevere si compone di due fasi. La prima: dare a ogni dirigente, chiamato a fare il reggente su altro istituto privo di titolare, un vicario, un docente esonerato dall’insegnamento e assorbito nei compiti dirigenziali. Si tratterebbe di una misura transitoria, valida solo per l’anno 2018/2019.
La misura necessita di una copertura di circa 50 milioni di euro a cui il ministero dell’istruzione conta di far fronte recuperando fondi da economie interne ma anche dal taglio al progetto per l’alternanza scuola-lavoro. La norma potrebbe vedere luce già nel milleproroghe, il veicolo al momento più veloce in parlamento per garantire che entro settembre si possa passare dalle parole ai fatti dando una risposta in tempi ancora utili per le scuole.
«Arriveremo più o meno a metà delle ore di scuola-lavoro nei licei, gli studenti degli istituti tecnici ne faranno alcune di più, perché è un’esperienza che ha avuto risultati positivi ma è stata molto faticosa e non sempre funziona», ha annunciato Bussetti, «soprattutto non voglio che sia al centro dell’esame orale della Maturità perché quello è il momento in cui lo studente deve poter esprimere se stesso e le competenze acquisite con lo studio di cinque anni». La riforma dell’alternanza insomma ci sarà e in quella sede dei fondi sono recuperabili.
La seconda fase insiste sulla procedura del concorso: entro il 10 di ottobre si dovrebbe tenere lo scritto della selezione, in campo 8.736 candidati, entro la primavera gli orali. In palio 2.4256 posti. A far sballare l’assunzione dei nuovi dirigenti titolari è il periodo di quattro mesi di formazione sul campo, mutuati dal modello della scuola nazionale della pubblica amministrazione. Volendo infatti seguire la procedura messa in campo dall’allora ministro dell’istruzione, Valeria Fedeli, i vincitori entrerebbero in ruolo addirittura nel 2020.
La proposta a cui sta lavorando la Lega, e che è già pronta sotto forma di disegno di legge al senato, a firma del presidente della commissione istruzione Mario Pittoni, prevede di trasformare il periodo di formazione sul campo di quattro mesi in periodo di prova. Prova che il dirigente farebbe seguito da un tutor, analogamente a quanto prevede il reclutamento della riforma Renzi della Buona scuola per i docenti.
Se così dovesse essere, le assunzioni potrebbero scattare già a settembre 2019. Per arrivare ad avere la norma potrebbe anche bastare la via parlamentare sempre che il disegno di legge si mantenga leggero e puntuale, evitando di ingrossare l’articolato con proposte di tipo diverso che farebbero perdere all’intervento sui dirigenti il carattere di urgenza, carattere politicamente necessario per superare la prova del voto in un parlamento che nei prossimi mesi potrebbe diventare insidioso.