Recentemente ha affermato che “si torna alla DaD quasi nelle stesse condizioni del lockdown”. Non è cambiato nulla rispetto all’improvvisazione necessaria di marzo?
A nostro parere non è cambiato nulla perché il Ministero, anziché, come richiesto per mesi da noi, attivare i tavoli tecnici con le OO.SS., per affrontare e superare gli aspetti critici della Dad, ha preferito negare le evidenze assicurando a parole il ritorno esclusivo delle lezioni in presenza escludendo in ogni modo il ritorno alla didattica a distanza. Le scuole, invece, per l’aumento dei contagi stanno quasi tutte tornando alla Dad e, nonostante l’impegno senza sosta dei dirigenti, dei docenti e del personale Ata la confusione e il disorientamento soffocano le azioni delle scuole autonome. Purtroppo a farne le spese sono gli alunni e le loro famiglie.
Perché lo Snals non ha firmato il Contratto collettivo nazionale integrativo che disciplina la didattica a distanza? Quali sono i punti più critici?
Come ho detto prima, l’esperienza della dad attuata durante il lockdown ci aveva consentito di individuare gli aspetti critici e avevamo chiesto al Mi da mesi di attivare un apposito tavolo tecnico. Invece siamo stati convocati improvvisamente e ci è stato chiesto di firmare, dopo una trattativa di poche ore, un contratto che, per noi, contiene ancora delle forti criticità legate a molteplici aspetti, tra cui, per gli studenti, la mancanza o l’insufficiente disponibilità di dispositivi digitali e di connettività anche a causa di carenze della banda larga, l’assenza di finanziamenti specifici per gli interventi formativi rivolti al personale delle scuole sull’uso dei dispositivi e dei software, l’incongruenza tra il richiamo all’orario di servizio e quanto previsto dalle linee guida della DDI in termini di riduzione dell’orario settimanale delle lezioni, l’assenza del richiamo alla flessibilità per l’organizzazione delle attività asincrone per non parlare della responsabilità sulla sicurezza degli ambienti destinati all’erogazione della dad e di pasticciate soluzioni in ordine alla compresenza artificiosa di docenti in presenza con colleghi costretti ad operare a distanza perché in isolamento fiduciario.
Il quadro epidemiologico peggiora di giorno in giorno, alcune Regioni hanno deciso di chiudere le scuole. Qual è la vostra posizione a riguardo? Come si può fare didattica a distanza con i più piccoli?
La nostra posizione è da sempre a favore della didattica in presenza, ma il nostro richiamo alla sicurezza e alla tutela della salute è sicuramente prioritario rispetto alle scelte da operare. La didattica a distanza con i più piccoli presenta molte criticità ma se non vi sono le condizioni per garantire la sicurezza di alunni e personale deve in via provvisoria essere sostenuto il ricorso alla didattica digitale integrata in via esclusiva anche per segmenti formativi diversi da quelli del secondo ciclo. Già durante le prime esperienze sperimentali di didattica a distanza per gli studenti del primo ciclo e della scuola dell’infanzia, durante la prima ondata del contagio, le scuole hanno dimostrato di sapersi adoperare in maniera flessibile ed innovativa per garantire il diritto all’apprendimento e all’istruzione anche agli studenti più piccoli.
E poi il concorso straordinario: si procede nonostante l’aumento impetuoso dei contagi. Avevate chiesto un concorso per titoli ed esame finale, ma le richieste non sono state accolte. Crede che le prove possano terminare senza problemi?
Abbiamo sottolineato più volte i rischi connessi allo svolgimento di prove concorsuali durante l’emergenza sanitaria . Rischi non solo per l’occasione di nuovi contagi ma per l’inevitabile lesione del diritto alla partecipazione da parte dei candidati malati di COVID o posti in isolamento. Il ministero ha reagito alle nostre richieste escludendo addirittura la possibilità di organizzare prove suppletive. Lo Snals ovviamente tutelerà nelle sedi opportune i legittimi diritti dei candidati esclusi dal concorso straordinario. Il percorso selettivo per titoli da noi proposto con la previsione di un esame finale sarebbe stato l’unico modo certo per avere decine di migliaia di cattedre e posti coperti fin dall’inizio delle lezioni. Solo il ripristino di corrette relazioni sindacali può consentire di limitare gli effetti negativi sulla scuola dell’emergenza sanitaria. Ci auguriamo che il Ministro prenda atto di tale necessità consentendo con scelte condivise la restituzione alle scuole dell’armonia necessaria al superamento delle presenti difficoltà.
da OrizzonteScuola 2 novembre 2020