Quesiti non coerenti con il programma, prove sostituite all’ultimo minuto, candidati ammessi con ritardo alla prova successiva oppure ammessi all’orale senza aver sostenuto gli scritti, conflitti di interessi tra i commissari, e addirittura l’ombra, tutta da dimostrare, di una «compravendita» di tracce.
Ci sono diversi aspetti da chiarire sull’ultimo concorso riservato ai direttori dei servizi generali, in particolare in Lombardia, dove solo 207 candidati sono stati ammessi alle prove orali rispetto ai 451 posti disponibili: per beffa, a occupare quei ruoli saranno i facenti funzione, quelli per cui è stato invano chiesto un concorso riservato e che, pur non avendo i titoli, continueranno a svolgere quelle mansioni così cruciali nelle segreterie scolastiche. Il Tar è stato chiamato a rispondere su un ricorso presentato da 250 candidati esclusi, e dovrebbe esprimersi il 17 novembre, ma non è detto che la vicenda possa assumere anche altri risvolti, compreso uno penale.
Le prove e i sospetti
Il 18 dicembre del 2018, quasi due anni fa, il ministro dell’Istruzione, allora Marco Bussetti, indice un bando per l’accesso al profilo professionale del direttore dei servizi generali (Dsga), per 2004 posti, con una carenza di organico valutata in realtà ben più alta, 3500. Per partecipare è necessario essere laureati in giurisprudenza, scienze politiche, economia e commercio o equivalenti. Il 30% dei posti è riservato al personale delle scuole. La prova preselettiva si svolge nei giorni 11-12-13 giugno 2019 nelle sedi scolastiche individuate per ogni regione per la quale il candidato ha deciso di concorrere: ma – e qui scatta la prima contestazione – le sedi non sono facilmente raggiungibili, e alla fine si presenta alla prova solo il 30% delle persone che ha presentato domanda, 34.196 su 102.583. Alla prova scritta viene ammesso il triplo dei candidati rispetto al numero dei posti disponibili in ciascuna regione. Le successive due prove scritte (una prima prova composta da sei domande a risposta aperta, una seconda che consiste in una prova teorica pratica, ovvero la risoluzione di un caso concreto attraverso la redazione di un atto) si svolgono nei giorni 5 e 6 novembre 2019: e qui si insinua un altro dubbio, perché la traccia della seconda prova ha ad oggetto un atto di competenza del dirigente scolastico e non del Dsga. Una traccia che tra l’altro, segnalano i ricorrenti, è stata sostituita la mattina stessa del 6 novembre, semplicemente via mail. Il 9 giugno 2020 escono i risultati delle prove: su circa 1080 candidati alle prove milanesi, solo 207, meno del 20% è stato ammesso agli orali.
Le sviste nelle correzioni
Il giorno dopo l’associazione di categoria, l’ANQUAP chiede al ministero dell’Istruzione formalmente un riesame delle prove, fornendo anche un esempio di «stranezza»: una candidata non ammessa alla seconda prova scritta nonostante avesse avuto 21, cioè il punteggio minimo per essere ammessa. L’elenco degli ammessi agli orali in effetti, si legge nel ricorso, è stato integrato «aggiungendo alcuni candidati precedentemente esclusi per ‘errore materiale’». Ma in generale la «valutazione si caratterizzava per la presenza di numerose e inspiegabili “sviste” che segnalavano una carenza oggettiva di trasparenza e imparzialità». Un esempio? «Alcuni candidati risultavano aver ricevuto un giudizio positivo anche rispetto a quesiti per i quali non avevano fornito alcuna risposta».
Le commissioni
Nel ricorso si avanzano anche dubbi sulla regolarità della commissione: sono diversi i casi segnalati di commissari che ricoprirebbero questo ruolo senza tener conto dell’incompatibilità con altri, come quello di un componente la commissione che risulta essere anche revisore regionale dei conti dell’Associazione nazionale Presidi Lombardia. Esistono poi dei dubbi su profili penali, che i ricorrenti avanzano, ma che dovranno essere eventualmente giudicati dai magistrati competenti: ovvero una sorta di mercato delle tracce, che sarebbe provato da alcuni audio inviati su whatsapp e da una chat in cui una candidata racconterebbe di aver comprato le tracce e racconta anche che la seconda prova doveva essere ben più difficile di quella poi uscita. Circola nelle conversazioni digitali degli aspiranti DSGA anche una mail di un funzionario che, avendo organizzato i corsi di preparazione al concorso, avrebbe suggerito ai candidati tracce molto simili a quelle poi uscite. Ma si tratta appunto di illazioni, anche perché nessun candidato ha presentato una formale denuncia su questi aspetti, che eventualmente dovrebbero essere approfonditi in sede giudiziaria. Come sta succedendo con il concorso per dirigenti scolastici, che dopo essere stato oggetto di molte polemiche politiche (vi aveva partecipato l’attuale ministra) è finito nel mirino della Procura di Roma per le prove svolte tra il 2018 e il 2019: si parla di conflitti d’interesse, fughe di notizie, disparità di trattamento, persino inefficienze del software, con le pm che hanno effettuato le prime iscrizioni sul registro degli indagati.
Corriere della sera – 4 novembre 2020 – Valentina Santarpia