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Snals - Segreteria Provinciale Milano

SINDACATO NAZIONALE AUTONOMO LAVORATORI SCUOLA

La DAD dello scorso anno: come dimenticare la promozione per tutti o i 100 fioccati all’esame di Stato. Quest’anno la scuola vinca la sfida educativa

L’emergenza sanitaria legata alla pandemia da Covid 19 ha causato una serie di radicali cambiamenti nella nostra vita quotidiana, in tutti i settori della società. Il Covid ha colpito la vita della persone, nei suoi molteplici aspetti: malattia (con un tasso elevato di decessi), relazioni, lavoro, interessi.  L’uomo del 2020, abituato ormai da decenni, a pensarsi come inattaccabile da alcune tipologie di fenomeni, si è riscoperto fragile e, in fin dei conti, non molto diverso dall’uomo del Trecento alle prese con l’epidemia della peste.

La scuola, per il suo essere, a livello ontologico, il centro di relazioni a livello sociale e intergenerazionale, tra le diverse Istituzioni che caratterizzano la vita della società occidentale, non solo è stata la prima ad essere colpita ma ne ha anche subito le conseguenze più dure. Ospedali e scuole, le realtà di cura per antonomasia, hanno sofferto: i primi per il numero di pazienti che vi si sono riversati, le seconde perché hanno dovuto reinventarsi nel giro di poco tempo, soprattutto hanno dovuto modellare un ambiente nuovo, quello della rete, all’interno del quale ricostruire, o almeno tentare di farlo, i legami bruscamente interrotti.

Le aule, i corridoi, le palestre sono stati sostituiti dagli spazi, spesso angusti, delle case degli studenti. Davvero ammirevole è stato lo sforzo delle scuole, non tutte, lo sappiamo, che, nel giro di pochi giorni, hanno dovuto fare i conti con piattaforme informatiche mai prima utilizzate. Termini come Zoom, Teams, Google Meet sono così entrati in modo del tutto repentino nel lessico quotidiano di studenti e docenti, facendo chiudere la bocca ai detrattori della classe docente italiana, spesso accusata di essere tecnologicamente arretrata. La spinta di tutto lo sforzo che ne è conseguito è stato il desiderio di mantenere vivo il rapporto con gli studenti, un rapporto vitale, perché i giovani dovevano essere guidati non solo a comprendere cosa stava accadendo attorno a loro ma, soprattutto, come rispondere responsabilmente alla situazione in atto.

La scuola pubblica paritaria, come sempre, non si è tirata indietro. Non poteva certamente contare su grandissime risorse economiche ma su quelle umane e professionali sicuramente sì; attingendo ai diversi carismi di fondazione, la scuola paritaria ha compreso che doveva continuare a dare il proprio contributo alla società e che il suo compito era quello di sostenere le famiglie in tutti i modi possibili, non ultimo combattendo perché ne fosse riconosciuta la libertà di scelta educativa. I Fondatori delle diverse Congregazioni hanno dato vita alle loro opere dopo aver compreso le esigenze dei loro tempi: lo stesso hanno fatto, a secoli di distanza, le persone che oggi portano avanti quelle opere. Individuato il bisogno, si cercano le strategie per poterlo affrontare. Si è così compreso che il Covid ha intercettato la scuola nella sua dimensione essenziale, ossia nel rapporto docente – studente, lanciando al mondo della scuola alcune importanti sfide. Sono tutte legate l’una all’altra. Per chiarezza le affrontiamo singolarmente.

La sfida didattica

I docenti hanno dovuto apprendere nuove modalità per trasmettere i contenuti delle loro discipline. Si è parlato di didattica sincrona e asincrona. La DAD poteva infatti essere erogata alternando momenti in cui tutti gli studenti fossero collegati contemporaneamente con l’insegnante a momenti in cui fosse solo un gruppo della classe collegato con il docente. In questo modo le attività di recupero o di potenziamento hanno potuto continuare ad essere svolte regolarmente.
La DAD ha offerto anche l’occasione per ripensare le unità orarie, in modo tale che i collegamenti avessero una durata consona alle capacità attentive degli studenti.
Ancora, la DAD ha portato i docenti a ripensare la propria programmazione, individuando quei contenuti da cui non si poteva prescindere – e che quindi andavano affrontati durante le ore di attività sincrona – da quelli che potevano essere affrontati anche tramite approfondimenti guidati svolti dagli studenti.
Certamente la DAD in tutte quelle situazioni in cui è stata attivata in modo serio e responsabile ha consentito la conclusione delle programmazioni di inizio anno: altrettanto sicuramente va affermato che il danno culturale arrecato dalla chiusura delle scuole è stato enorme. L’impossibilità di svolgere prove di verifica di un certo livello, ad esempio, come produzioni scritte in italiano e nelle diverse lingue straniere, traduzioni, studi di funzione, et,) da un punto di vista didattico ha rappresentato un grave impoverimento.

La sfida educativa

La nostra società, a causa del Covid, si è scoperta molto diversa rispetto all’idea che ci si era costruiti in tempi PreCovid. C’è un prima e c’è un dopo il 21 febbraio 2020, come c’è un prima e c’è un dopo l’11 settembre. Se gli adulti hanno faticato, e ancora faticano, a prendere consapevolezza del mutamento di prospettiva, i giovani ancora di più.

Un ragazzo nato, poniamo nel 2005, cresciuto in una società imbevuta di egoismo, di consumismo, di deresponsabilizzazione, ha dovuto scontrarsi con una realtà esattamente all’opposto. Anche i mezzi di comunicazione di certo non aiutavano: all’inizio, a seguito delle prime timide chiusure, sembrava che il problema più grave fosse la chiusura alle 18:00 dei bar con la conseguenza del mancato aperitivo e non che le persone, inizialmente soprattutto gli anziani, stessero morendo.

La sfida educativa si è poi presentata nel far fronte agli atteggiamenti scorretti tenuti dagli studenti: telecamere spente, audio che compariva e scompariva all’uopo, chat di classe. I docenti hanno sperimentato una sorta di impotenza e di frustrazione nel non poter intervenire direttamente.

Allora, pur nella difficoltà, si è tentato di creare negli studenti un senso di responsabilità nei confronti di se stessi e degli altri. E’ stato sufficiente partire da alcune semplici domande: mentre le persone si ammalano e muoiono, tu cosa fai? Mentre medici e infermieri lavorano in modo indefesso, tu cosa fai? Mentre i tuoi genitori e i tuoi insegnanti lavorano per garantirti il meglio, tu cosa fai? Ancora: nelle zone a più alto tasso di contagio e di decessi, la quasi totalità degli studenti aveva sofferto per la morte di un nonno, di un parente. Non era possibile non tenerne conto nella didattica, fare come se nulla stesse avvenendo. Il Covid, nella sua drammaticità, si è potuto trasformare in un’occasione di crescita, di maturazione, di scatto di responsabilità.

Un altro aspetto, sempre legato alla pandemia, è il significativo aumento delle patologie legate alla solitudine, come depressione, desiderio di isolamento, timore nel riprendere le relazioni quotidiane. Anche su questo versante la scuola, alla sua ripresa, ha giocato – e continua a farlo – un ruolo determinante, offrendo un supporto psicologico a quegli studenti emotivamente più fragili.

Occorre poi avere il coraggio di fare una ulteriore osservazione a riguardo della conclusione dell’anno scolastico, in particolare per quanto concerne gli Esami conclusivi del Primo e del Secondo Ciclo e la normativa relativa allo scrutinio. Le modalità stabilite dal Ministero hanno avvallato l’impoverimento culturale. Infatti:

1) La promozione assicurata a tutti, indistintamente, ha vanificato gli sforzi dei docenti che hanno lavorato con serietà. Ora, è chiaro che, prima di non ammettere uno studente all’anno successivo, ogni Consiglio di Classe, come è sempre avvenuto, avrebbe ponderato ogni aspetto. Ma perché dare la promozione a tutti, anzi costringere i docenti che hanno lavorato con serietà a stendere i famosi Piani di Apprendimento Individualizzato, con la conseguente attivazione dei corsi di recupero a settembre prima dell’inizio delle lezioni, per far recuperare proprio quegli studenti che avevano mantenuto un atteggiamento non responsabile? Oltre il danno, la beffa.
2) L’Esame conclusivo del Primo Ciclo trasformato in un teatrino: i docenti dovevano limitarsi ad ascoltare l’esposizione dello studente senza poter intervenire con domande di approfondimento sui contenuti disciplinari svolti durante l’anno.
3) L’Esame di Stato con la sola prova orale. Risultato: i 100/100 che fioccavano da ogni parte. Un modo per ingannare i giovani, in primis quelli usciti con il 100.

Il Covid, quindi, ha riportato alla luce una questione di fondo: la serietà. Se la scuola non è seria, inganna i giovani e li fa entrare nella società completamente privi di ogni mezzo, di ogni capacità di resilienza davanti alle difficoltà. Se ci pensiamo bene, qual è stata la risposta ufficiale della scuola italiana data ai giovani in tempi di Covid? La promozione generalizzata.

La sfida della ripartenza

Una terza sfida il Covid ha lanciato al mondo della scuola: quella della ripartenza. Al di là di ogni proclama del Governo, la scuola non è infatti ripartita per tutti, a cominciare dalle fasce più deboli della popolazione, poveri e disabili in primis. Le scuole hanno dovuto far fronte alle misure organizzative emanate di volta in volta dal Governo, lavorando in un clima segnato da profonda confusione. E’ sufficiente una sintesi della normativa emanata durante l’estate per capire a cosa ci stiamo riferendo:
• MS, Nota 14915 del 29 aprile 2020, Indicazioni operative relative alle attività del medico competente nel contesto delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus SARS – CoV – 2 negli ambienti di lavoro e nella collettività.
• MI, Documento per la pianificazione delle attività scolastiche, educative e formative in tutte le Istituzioni del Sistema nazionale di Istruzione.
• Documento tecnico sull’ipotesi di rimodulazione delle misure contenitive nel settore scolastico, a cura del CTS (28 maggio 2020).
• Risposta del CTS ai Quesiti del Ministero dell’Istruzione relativi all’inizio del nuovo anno scolastico (2 luglio 2020).
• USR Veneto, Piano per la ripartenza 2020/2021 – Manuale operativo (7 luglio 2020).
• USR Emilia Romagna:
• Riflessioni introduttive circa i principi e la doverosità dell’azione – nota 15 giungo 2020, prot. n. 8355
• Riflessioni generali sul Parere del Comitato Tecnico Scientifico del 28 maggio 2020 – nota 15 giugno 2020, prot. n. 8359
• Il problema del distanziamento a livello ‘macro’: il numero medio di studenti per aula – nota 16 giugno 2020, prot. n. 8422.
• Il medico competente – nota 19 giugno 2020, prot. n. 8724.
• MI, Documento di indirizzo e orientamento per la ripresa delle attività in presenza dei servizi educativi e delle scuole dell’infanzia.
• Decreto del Ministro dell’Istruzione n° 89 del 7 agosto 2020, Adozione delle Linee Guida sulla Didattica Digitale Integrata.
• MI, Protocollo d’intesa per garantire l’avvio dell’anno scolastico nel rispetto delle regole di sicurezza per il contenimento della diffusione di COVID 19.
• Risposta del CTS al Quesito del Ministero dell’Istruzione sull’impiego delle mascherine, Stralcio del verbale della seduta del 10 agosto 2020.
• MI, Protocollo d’intesa per garantire la ripresa delle attività in presenza dei servizi educativi e delle scuole dell’Infanzia, nel rispetto delle regole di sicurezza per il contenimento della diffusione di COVID 19.
• Rapporto ISS COVID – 19, Indicazioni operative per la gestione di casi e focolai di SARS –CoV -2 nelle scuole e nei servizi educativi dell’Infanzia (21 agosto 2020).
• MI, Nota 1466 20 agosto 2020, Responsabilità dei DS in materia di prevenzione e sicurezza – Covid – 19.

In tutto questo susseguirsi di Documenti Tecnici, Pronunciamenti delle varie autorità competenti, Note ministeriali, la scuola italiana si è ritrovata esattamente la stessa di quella precedente al 21 febbraio: priva di autonomia quella statale, priva di mezzi e di libertà quella paritaria. Il guaio è che quello che abbiamo osservato per la scuola dell’anno scolastico 2019/2020 vale per la scuola del 2020/2021. Si tratta di affrontare esattamente le stesse sfide. Il contesto sanitario non è mutato, quando non è peggiorato. Ugualmente anche il contesto scolastico rimane invariato. Si obietterà: ma dalla scuola dell’Infanzia alla 1^ Secondaria di 1° grado le lezioni avvengono in presenza! Certamente: ma nel delirio delle quarantene, degli isolamenti fiduciari, delle ATS che non rispondono. Le altre classi seguono le lezioni a distanza, esattamente come se fossimo tornati a marzo.

La sfida della sopravvivenza

Le scuole paritarie si sono trovate ad un punto di non ritorno. Il Covid ha mostrato, se ancora ce n’era bisogno, l’iniquità del nostro sistema scolastico che condanna la famiglia a non poter scegliere la scuola per i propri figli, i docenti a non poter scegliere dove insegnare, le scuole paritarie a chiedere una retta che garantisca la sostenibilità dell’opera. Le scuole paritarie con rette inferiori al costo medio per studente (così come stabilito con apposita circolare del Ministero) hanno, giorno dopo giorno, chiuso definitivamente i battenti. Di conseguenza la scuola paritaria, se vuole vivere, e non solo sopravvivere, deve accettare l’idea di dover chiedere una retta che le consenta la continuità ma nella consapevolezza di contribuire a dividere la società. Nelle Regioni in cui, attraverso varie forme di sostegno alle famiglie, il pluralismo educativo è garantito, il sistema scolastico raggiunge livelli di eccellenza, simili agli standard europei.

La sfida dell’autonomia

Se la scuola paritaria è autonoma ma non è libera, la scuola statale è libera ma non è autonoma. Se fosse stata autonoma, la scuola statale sarebbe ripartita per tutti, con banchi, docenti, organico al completo già al 14 settembre. Invece così non è stato. I Dirigenti scolastici si sono trovati in una condizione di solitudine e di abbandono, gravati della responsabilità giuridica ed economica, in mezzo alle rivendicazioni che provenivano dai Sindacati e dalle Associazioni. La logica dello scarica barile ha nuovamente avuto la meglio.

Concludendo: il Covid ha posto la scuola italiana davanti alla sua realtà, ne ha solo portato a galla carenze e difficoltà strutturali che la caratterizzano da anni. La risposta a queste sfide passa attraverso una revisione generale del sistema scolastico italiano, una revisione che può nascere solo se si pone al centro lo studente con i suoi bisogni educativi.

OrizzonteScuola – Approfondimento a cura di Anna Monia Alfieri   . 25 novembre 2020